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Telecom e Saipem, le mosse di Blackrock che insospettiscono la Consob

Anno nuovo, problemi vecchi. Almeno per Telecom e Saipem. Protagonista dell’ultimo grattacapo per la governance post-Bernabè è il fondo americano Blackrock, che, secondo un’inchiesta della Consob, potrebbe aver aggirato le regole spacchettando il suo voto per “sabotare” la revoca degli amministratori Telco, proposta a metà dicembre 2013 dalla Findim di Marco Fossati. Stesso protagonista, Blackrock, accusato invece di insider trading nella partita Saipem.

IL CASO TELECOM

Ma cominciamo da Telecom. La bocciatura prenatalizia della proposta di revoca degli amministratori Telco, in potenziale conflitto d’interesse, è stata sancita, naturalmente, dal voto contrario del 22,4% di Telco, senza il quale la richiesta di Fossati avrebbe invece ottenuto l’ok con il 23% del capitale a favore e meno del 5% contrario. Ma la Consob presieduta da Giuseppe Vegas intende ora indagare sul “comportamento anomalo” avuto da alcuni nomi forti del gruppo e in particolare dal fondo Blackrock. Il colosso della finanza made in Usa ha appena annunciato di aver arrotondato la sua partecipazione in Telecom salendo al 9,4% del capitale, una quota che raggiunge circa il 10,2% del capitale ordinario se si considera il convertendo. La comunicazione, non ancora dovuta alla Consob che fissa al 10% effettivo la soglia di rilevanza, è stata infatti inviata alla Sec.

IL RUOLO DEL FONDO AMERICANO

Secondo la Consob, pur avendo una quota dichiarata di Telecom pari al 7,8%, Blackrock all’assemblea di dicembre ha depositato solo il 5,5% del capitale, e, in sostanza, facendosi in tre: una parte dei voti è andata alla proposta di Fossati, una parte si è astenuta, la terza parte non si è presentata. Una linea che avrebbe, di fatto, spalleggiato il management e i soci della holding Telco.

IL CASO SAIPEM

E quella di Telecom non sembra essere l’unica grana per il megafondo americano. La Consob ha infatti avviato un iter sanzionatorio nei confronti di Blackrock per sospetto insider trading. Il potenziale misfatto? La cessione del 2,3% di Saipem il giorno prima dell’allarme profitti sul 2012 da parte della controllata da Eni, lo scorso gennaio. Una mossa che ha evitato al fondo americano perdite corpose, considerando che, a seguito del profit warning, le azioni Saipem hanno subìto un crollo di oltre il 30%. Solo occhio lungo?


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