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Zaia e Rossi non vogliono più salire sui treni di Moretti

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Goffredo Pistelli apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

I governatori scoprono i pendolari. I tempi di vacche politicamente magrissime, di diffuse pulsioni antipolitiche, di viscerali sentimenti anticasta, di presìdi forconeschi, politici di primo piano, quali coloro che guidano alcune regioni, hanno deciso di scendere nella trincea del trasporto locale per recuperare consensi.

L’IRA DI ZAIA E ROSSI

Praticamente in successione, Luca Zaia, presidente leghista del Veneto, ed Enrico Rossi, governatore piddino della Toscana, hanno annunciato di voler dare disdetta ai contratti con Trenitalia per il trasporto ferroviario nelle loro regioni. E se a Palazzo Balbi di Venezia, sede della giunta veneta, a suscitare l’ira di Zaia era stato l’introduzione del nuovo orario che aveva sollevato un’ondata di proteste fra i pendolari della regione, a Palazzo Strozzi Sacrati di Firenze, quartier generale del governo toscano, a inquietare Rossi erano stati una serie di disservizi, riscontrati sul campo dallo stesso presidente, mescolatosi ai viaggiatori di molti treni locali, in incognito. «Basta con i continui disservizi», ha detto proprio quest’ultimo all’edizione fiorentina di Repubblica nei giorni scorsi, «non è più tollerabile che ogni mattina i pendolari vivano un calvario. Alla fine del 2014 il contratto con Trenitalia scade e stavolta non ci sarà nessun rinnovo automatico per i prossimi sei anni».

Rossi, che paga a Trenitalia 250 milioni all’anno per i treni locali, è arrabiatissimo con la società guidata dall’amministratore delegato Mauro Moretti: «È incredibile che si investa un miliardo e duecento milioni euro per il sotto attraversamento fiorentino dell’Alta velocità e non si trovi un miliardo per riorganizzare l’intero sistema ferroviario toscano», ha detto, aggiungendo di non essere «per i forconi ma, queste politiche, di forconi ne aizzano parecchi». Zaia, da parte sua, dopo un picco di disagi registratosi a metà di dicembre, ha rotto gli indugi nei giorni scorsi, con un lettera al Gruppo Ferrovie dello Stato, resa nota alla stampa veneta: «Con la presente comunicazione», vi si può leggere, «manifesto la volontà della Regione Veneto di non rinnovare la durata della predetta convenzione alla data di scadenza del primo periodo di sei anni prevista al 31 dicembre 2014».

GOVERNATORI CONTRO IL MONOPOLIO NEI TRASPORTI…

Il problema, per Rossi come per Zaia, è trovare qualche altra azienda che partecipi alle nuove gare, non lasciando a Trenitalia il monopolio, di fatto, nel trasporto locale. La vicenda di Arena Ways, la società che nel 2008 lanciò treni locali fra Milano e Torino, fallendo nel 2011, non induce però all’ottimismo. La società di Alessandria, accusò Ferrovie dello Stato, proprietaria della rete attraverso Rfi, di aver frapposto una serie di restrizioni e ostacoli burocratici all’esercizio, per favorire Trenitalia, anch’essa controllata al 100%. Una situazione accertata effettivamente, nell’agosto 2012, dall’Antitrust con una multa di 300mila euro, comminata alle Ferrovie per abuso di posizione dominante.

In Veneto sperano che possano farsi avanti anche gli austro-tedeschi di Db-Öbb, oppure che Nuovo Trasporto Viaggiatori, la società di Diego Della Valle e Luca di Montezemolo, che con Italo si occupa solo di alta velocità, possa prendere in esame l’idea di fare anche trasporto locale, speranza condivisa anche in Toscana. Chiunque pensasse di subentrare a Trenitalia, ammesso che la società di Moretti si faccia soffiare queste grandi commesse, dovrebbe dotarsi dei relativi treni. E infatti le gare precedenti erano andate deserte, solo le ex-Fs s’erano presentate e avevano vinto. Più realisticamente, a Venezia come a Firenze, sperano che, punzecchiata da un concorrente, Trenitalia ammoderni i treni e renda più efficiente il servizio.

…E VICINI AI PENDOLARI

Aldilà delle questioni tecniche, sul piano politico i due governatori assumono iniziative che consentono loro di entrare su temi molto vicini alla vita di centinaia di migliaia di amministrati che, perlopiù, non hanno mai realizzato una responsabilità regionale in materia. Per il pendolare medio, in Toscana come in Veneto, i treni di Trenitalia sono appunto una cosa di Roma, dello Stato. Dei governatori che salgano a bordo, come ha fatto Rossi, e che facciano dichiarazioni irate contro la gestione, fa sentire i governi regionali improvvisamente vicini. Semmai qualche pendolare potrebbe obiettare perché non l’abbiano fatto prima, ma magari i disservizi non erano arrivati ai livelli denunciati.

SULLA CARROZZA DELL’INDIGNAZIONE

Rossi e Zaia sono poi entrambi politicamente in difficoltà perché rischiano la riconferma al prossimo turno: nel 2014 per il primo e nel 2015 per il secondo. Rossi, perché lungamente schierato contro il nuovo segretario del suo partito, Matteo Renzi, e Zaia, perché ha lo stesso obiettivo il suo compagno di partito e segretario veneto della Lega, Flavio Tosi, sindaco di Verona. Salire in carrozza dell’indignazione anti-Trenitalia, significa per entrambi riprendere vigorosamente l’iniziativa politica. E mostrare di governare bene. O almeno di volerlo fare. Il che certifica che la concorrenza non fa bene solo sui binari ma anche in politica.

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