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Giornale, Libero e Foglio, ecco chi vince nella gara a coccolare di più Renzi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Cesare Maffi apparso ieri su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

No a Matteo Renzi, va da sé, però «con juicio». Con Angelino Alfano, viceversa, è meglio non lesinare in ironie, attacchi, stroncature. Così, di massima, s’individua la linea politico-editoriale dei giornali orbitanti nel centro-destra: almeno, stando alla lettura dei quotidiani di ieri.

Esemplare era il Giornale, fin dal titolo portante («Renzi mette in riga Alfano»), ribadito all’interno («Alfano fa proclami ma Matteo lo gela e non gli dà garanzie»).

Moniti rivolti al presidente incaricato, invece, arrivavano da due colonne del quotidiano milanese, in piena sintonia sulla prima pagina: «Non provate a toccare le rendite», ammoniva Francesco Forte, cui faceva da rincalzo «E scordatevi pure la tassa sui patrimoni», sottoscritto da Vittorio Feltri. La cautela nei confronti di Renzi era evidente nella constatazione «Undici senatori di centrodestra pronti a dare la fiducia», con l’esplicita allusione «Soccorso azzurro». Nessuna accusa di tradimento, dunque, o di mancato rispetto degli elettori: a quelli che in altra epoca sarebbero stati almeno «transfughi» se non «voltagabbana» non veniva inflitta alcuna gogna, bensì piena comprensione.

Su una prospettiva più critica verso Renzi andavano i pericoli denunciati da Libero col titolo a tutta pagina «Le nuove tasse di Renzi». Il giudizio di Maurizio Belpietro era ben poco amichevole: «Il rottamatore è diventato un po’ comunista». Anche Libero si soffermava sui possibili appoggi dai senatori del gruppo Gal.

Fra i giornali vicini a Silvio Berlusconi Il Tempo seguiva una propria strada, del resto percorsa da parecchi giorni: dare spazio alla vicenda dei marinai in India. Soltanto all’interno si poteva leggere un titolo di quasi idillio Berlusconi-Renzi: «Il Cav da Matteo, consigli per l’economia».

Giuliano Ferrara ha aperto da qualche giorno la propria fase di entusiasmo renziano. Chissà quanto durerà, posto che gli amori dell’Elefantino sono a intermittenza: vibranti, possono cessare d’acchito, come d’improvviso erano nati. Basterà ricordare l’iniziale avversione a Mario Monti, mutatasi presto in sviscerata compiacenza per l’uomo del loden.

Per ora furoreggiano, nei pezzi e soprattutto nella titolazione, le soddisfazioni del direttore del Foglio: Renzi e il Cav. «Si piacciono. Si cercano. Si sentono», spiegava il fondo, sotto un occhiello di «profonda sintonia» e un titolo dedicato alle «conseguenze dell’amore».

Viceversa, si esprimeva disprezzo verso il Ncd: un editoriale dal chiaro titolo «L’inutile Alfano» denunciava l’irrilevanza dell’attuale numero due di palazzo Chigi, bollandone il patetico attaccamento a una riforma elettorale centrista e anti bipolarista.

Ovviamente di tutt’altro tono era il quotidiano leghista. La Padania titolava bruscamente «No Euro, no Rnzi», con la sigla della moneta piazzata nel cognome del sindaco fiorentino. Nessuna simpatia pure dal Giornale d’Italia: «Matteo Renzi si illude di poter realizzare chissà cosa rabberciando a malapena un governetto». Contro il Ncd si collocavano l’Opinione («Alfano e la Recherche del ‘quid’ perduto», nella speranza che Alfano possa recuperare una propria «spinta identitaria» anti sinistra per trovare seguito elettorale) e il Secolo d’Italia («Alfano prepara l’abbraccio a Renzi»). Questi organi d’informazione, insomma, sceglievano decisamente l’opposizione, senza concessioni e senza comprensioni.



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