Forza Alfano. Lo abbiamo detto, quando il Nuovo Centrodestra è nato mentre veniva rottamato il Pdl pe riesumare Forza Italia, e lo abbiamo ribadito. Ma pur non essendo né organo né organici ad alcun movimento politico, anche se seguiamo con particolare attenzione il cantiere del centrodestra popolare e la galassia liberale, ci permettiamo di fornire qualche consiglio non richiesto.
Così, dopo aver sottolineato con stupore e rammarico il fatto che il partito capeggiato da Angelino Alfano non ha partecipato alle regionali in Sardegna, nonostante il Nuovo Centrodestra si vanti di avere una presenza e una ramificazione massiccia sui territori, osserviamo con scarso entusiasmo il toto-nomine ministeriale. Per due ragioni. La prima: gli articoli sul toto-ministri sono per lo più inventati o scopiazzati da altri o composti per silurare o caldeggiare qualcuno (e quindi su Formiche.net sono banditi pezzi del genere). La seconda ragione: si prova qualche sbigottimento a leggere di una certa insistenza da parte dell’ex vicepremier del governo Letta di restare al ministero dell’Interno.
Beninteso: la pretesa, o meglio l’aspirazione, di voler conservare la poltrona del Viminale è legittima. Magari ci sono riforme da completare, iter amministrativi da seguire ecc. Ma ci sono due aspetti di opportunità da non sottovalutare. Il primo è il caso kazako, che non rimarrà negli annali di una buona conduzione ministeriale del Viminale. Il secondo è che, con un partito appena fondato, da radicare e da testare alle Europee, sarebbe auspicabile che il fondatore del Nuovo Centrodestra si dedicasse anima e corpo ad allevare al partito in fasce. Non solo perché i sondaggi non sono del tutto esaltanti: i sondaggi non sono la verità, ovviamente, ma chi pensava tra gli alfaniani di poter drenare consensi e voti in uscita da Forza Italia si sta forse ricredendo.
Per questo occorre che il fondatore e leader si spenda in tutto e per tutto per il partito (magari cercando per le Europee intese con i Popolari di Mario Mauro, come scritto in un pezzo di indiscrezioni da Bruno Guarini), lasciando oneri e incombenze governativi ad altri colleghi di partito. E tanto meno avvalorando gli auspici di chi lo evoca per il ministero dell’Economia. Anche perché, se il governo del Rottamatore nascerà e vivrà a lungo, per il piglio decisionista del premier gli altri ministri o non toccheranno palla o in caso di riottosità saranno presto rottamati.