Gli ultimi avvenimenti si collocano lungo un percorso che avevamo ampiamente paventato. Ci troviamo di fronte non solo ad una crisi di governo che nasce sotto il segno delle tanto deprecate crisi extraparlamentari, ma ad una svolta del sistema politico- istituzionale. Il tutto sta, in linea con la nuova riforma elettorale, nel rafforzamento del bipolarismo, che idealizza i leader e mette profondamente in crisi i partiti e la pluralità delle idee, che subiscono una drammatica semplificazione ed una omologazione verso il pensiero unico.
LA SINISTRA NON C’E’ PIU’
Nella cosiddetta prima repubblica, se si fosse verificato ciò che è accaduto nel Pd, si sarebbe gridato alla restaurazione e ad una pericolosa, strisciante, deriva autoritaria. Possiamo ben dire che Renzi, con un colpo solo, ha fatto perdere al Pd le connotazioni di partito di sinistra, lo ha bulgarizzato, annullando dissensi e svuotando un’opposizione sempre più esangue e flebile. Come dicevamo, la sinistra non c’è più, almeno nella visione ottocentesca, anche se, a mio avviso, la partita è tutta da giocare nel futuro, in quanto le divisioni sono latenti, in attesa di una esplosione, se ritorna il coraggio di riappropriarsi delle idee che sono state oggi, per conformismo, accantonate.
E IL BIPOLARISMO E’ ZOPPO
Non c’è nemmeno, all’orizzonte, una forte opposizione, compatta e alternativa. Al bipolarismo si sostituisce un bipolarismo zoppo dove chi vince, o presuppone di essere vincitore, prende tutto e fa tutto. Certo dobbiamo auspicare che il Paese abbia un governo che dia risposte immediate a questioni insolute e che non ci siano alcune ” centrali” ,estranee alle istituzioni, a guidare i processi e a scegliere i ” taumaturghi “. Ecco perché è indispensabile la presenza di un centro, per presidiare la difesa della democrazia e dei diritti, senza indulgenza verso estremizzazioni di posizioni che non fanno parte del bagaglio della nostra esperienza politica e culturale .