La maldicenza è un tipo di malignità che arriva sino alla cattiveria ma è evidente che sotto c’è l’invidia, un sentimento molto umano di cui tutti siamo preda, in misura diversa, certo, a seconda del carattere, del momento o delle circostanze, e dello stile. La maldicenza, diffusissima, che coinvolge le donne e operata da altre donne e da maschi è la dimostrazione della loro scarsa autostima, mancanza di sicurezza, e ben sappiamo che il dileggio è tipicamente uno strumento di potere grottesco e sgradevole.
La maldicenza verso le donne che occupano posti di governo nazionale locale ecc. ha radici nella calunnia e sconfina nella morbosità idiota, anche per la quantità di tempo che viene dedicata e lo abbiamo visto ricorrentemente in questo ultimo periodo in particolare sull’avvicendamento del nuovo governo e delle nomine fatte, molte delle quali femminili e sulle quali si è sparso veleno e giudizi. Vero è che sulle altre maschili, evidentemente protette da un omertoso silenzio complice, di fiato ne è stato consumato ben poco se non le solite patetiche rivendicazioni politichesi.
Dunque la prima considerazione è che la giostra delle nomine ora si è fermata e chi come chi scrive ha a cuore il percorso riformatore del nostro paese ha l’obbligo di accompagnare questo faticoso cammino mettendo al servizio del bene comune la sua saggezza e competenza. Spesso, nel mio piccolo, messa a dura prova di tolleranza per comportamenti fastidiosi e ricorrenti ma ininfluenti. Il passato politico è un paradiso terrestre? No non sempre è così e dunque dare un giudizio totalizzante è impossibile e perditempo. Ci sono aree di persone e tipi umani che lasciano veramente intravedere con sicurezza un avvenire tutt’altro che negativo e poi c’è anche il contrario, in una scala degradante che noi non vogliamo percorrere.
Dunque per prevenire e combattere la violenza sessista ancora squallidamente imperante è necessario ora più che mai contrastare la volgarità dell’arroganza e dell’ignoranza incontinente rilanciando le nostre tante competenze e la nostra paziente indole nella consapevolezza che gli argomenti e la forza non ci mancano per procedere con le nostre proposte di rete di Democrazia Paritaria. Dunque prima di tutto la riforma della legge elettorale con l’alternanza sia in capo alla lista che nella lista di nomi maschili e femminili, e contemporaneamente la riforma del Titolo V della Costituzione con il ritorno alle competenze dello Stato esclusive ed eliminando le competenze concorrenti anche per riordinare i tanti e conflittuali organismi che si dovevano occupare di politiche di pari opportunità emarginati e confusi tra norme che non razionalizzano le risorse; e ancora la riforma del mercato del lavoro per realizzare un Codice unico del lavoro che dia certezza di diritti e doveri ad un mercato sociale italiano ed internazionale competitivo dove le donne possono entrare e rimanere aspirando e compiendo legittime carriere.
Devo dire che con la passione di partecipazione alla politica che mi accompagna ho trovato più che naturale prendere posizione per le signore di diversa cultura partitica che negli anni passati e anche oggi sono state oggetto di dileggio da parte anche di altre donne e uomini, appunto persone moleste, perché invidiose.
Il potere si esercita anche così: assumendosi la responsabilità di valorizzare coerentemente la dignità propria e l’altrui, non mollando mai di mezzo millimetro.