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Crimea, origine e rischi delle nuove tensioni

Tutto è cominciato a ottobre scorso, con la folla in piazza che voleva l’Europa e chiedeva a Viktor Yanukovich di dimettersi e indire nuove elezioni, e tutto sta finendo in Crimea, dove la gente scende sì in piazza ma per chiedere l’intervento della Russia. Il puzzle ucraino oggi è più che mai complicato. Proviamo a riassumerlo in poche battute. L’ex presidente Yanukovich è scappato con un elicottero alla volta di una località ignota e oggi terrà una conferenza stampa. Sembra sia in Russia, ma non ci sono certezze. Intanto, su di lui pende un mandato d’arresto per crimini di massa. Sono più di cento i morti degli scontri e delle violenze a piazza Maidan. Ma la situazione in Ucraina è tutt’altro che pacificata o stabile. L’uscita di scena del tiranno ha in realtà fatto saltare il tappo delle tensioni etniche, che sono il tratto distintivo dell’Ucraina dal Cinquecento ai giorni nostri.

DIPENDENTI DA KIEV
Al centro degli scontri, ancora una volta, la penisola di Crimea, regalata nel 1954 all’Ucraina dall’allora segretario del Pcus, Nikita Krushev, sembra in un momento di forte ubriacatura dopo aver gozzovigliato con la vodka. Insomma, alcol o non alcol, fatto sta che da allora i russi rimpiangono la Crimea, che nel 1992, dopo la sigla di un trattato con l’Ucraina, è diventata una regione autonoma, ma non indipendente da Kiev.

LE PRESSIONI DEL CREMLINO
I russi a Sebastopoli hanno la loro flotta e da qualche giorno il presidente Vladimir Putin ha inviato truppe lungo il confine per “normali esercitazioni militari”, ma in un momento del genere è chiaro a tutti che il capo del Cremlino vuole far sentire il fiato di Mosca sul collo degli “europeisti” ucraini, che – in verità – al di fuori di Kiev non godono di un grande successo.

Paradossi della storia: mentre si commemorano i 70 anni delle deportazioni di inguscezi, ceceni e tartari volute da Stalin nel 1944, Kiev accusa Mosca di avere “invaso” la Crimea. Soldati con uniformi non identificate hanno occupato l’aeroporto si Sinferopoli. Secondo Kiev si tratta di milizie russe. Ma i russi per ora tacciono.

L’AVVERTENZA DI LIMONOV
La Crimea come una nuova Georgia? La paura della comunità internazionale è questa. E da Mosca l’intellettuale nazional-bolscevico Eduard Limonov chiama a raccolta i suoi seguaci per organizzare milizie da inviare in Crimea e proteggere l’identità slava minacciata. Ma non siamo nell’Ottocento e oggi Europa e Usa hanno interessi strategici in Ucraina, tali da non voler permettere ai pan-slavisti di trionfare. Gli stessi interessi che nutre anche la Russia. Per questo da Washington arriva l’appello alla calma, per evitare interventi che potrebbero creare una crisi internazionale. Ma Putin, si sa, non è solito prestare ascolto alle parole degli americani, e Crimea e Ucraina sono da sempre il suo giardino di casa. E nel giardino di casa l’ultima decisione spetta allo Zar di Mosca.


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