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Ecco dove e perché la disoccupazione non cresce

La lunga fase di peggioramento del mercato del lavoro a livello mondiale continua nonostante la ripresa dell’economia. Secondo stime ILO (International
Labour Office) nel mondo sarebbero ormai oltre 60 milioni gli individui espulsi dal mercato del lavoro a causa della crisi. Il numero complessivo di disoccupati si attesta così a circa 202 milioni.

Tra i Paesi sviluppati la situazione è particolarmente complessa nell’area dell’euro: tra il III trimestre del 2008 e il III del 2013 il numero degli occupati è sceso di 5,5 milioni di unità, frutto di un aumento di quasi 1,7 milioni in Germania, e di un calo in quasi tutti gli altri paesi. La flessione in termini assoluti è stata maggiore in Spagna (-3,5 milioni di posti di lavoro), in Italia (-1,1 milioni), in Grecia (-954mila) e in Portogallo (-642mila).
L’andamento divergente nel mercato del lavoro nei paesi dell’area euro è solo in parte riconducibile alle differenze nei tassi di crescita dell’economia. Nel quinquennio terminato nel 2013 un ruolo importante nel determinare la dinamica del tasso di disoccupazione è stato giocato dalle politiche di sostegno del reddito dei lavoratori espulsi dal mercato e da quelle che hanno puntato sulla riduzione delle ore lavorate, come la Cig in Italia.

In Europa tra i Paesi in maggiore difficoltà, in termini sia di crescita del Pil sia di andamento dell’occupazione, si distingue la Spagna, dove a inizio 2012 è stata approvata una legge di riforma del mercato del lavoro che ha attirato molta attenzione da parte degli organismi internazionali e di Paesi (tra cui l’Italia) che si trovano in condizioni analoghe. Una valutazione dell’impatto della riforma sul mercato del lavoro spagnolo è ancora prematura, anche perché la complessità e la varietà delle misure adottate ne rende difficile il confronto con un benchmark definito. La riforma viene però in via preliminare valutata positivamente dall’Ocse, che mette in evidenza soprattutto la flessione del costo del lavoro registrata nel paese negli ultimi trimestri.

In Italia gli ultimi dati Istat mostrano un lieve rallentamento nella fase di peggioramento del mercato del lavoro: a dicembre il tasso di disoccupazione si è attestato al 12,7%, mentre l’occupazione continua a scendere. Negli anni della crisi, alla flessione dell’occupazione hanno contribuito soprattutto i cosiddetti giovani adulti (25-34enni), con oltre 1,7 milioni di posizioni lavorative perse, e i 15-24enni, con 509mila unità in meno. Le difficoltà presenti sul mercato del lavoro in Italia hanno acceso il dibattito sull’opportunità di una riforma che privilegi i contratti aziendali, percorrendo in parte la strada da poco intrapresa dalla Spagna.

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