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La visita di Erdogan in Iran

Questo articolo è ripreso da BloGlobal Opi – Osservatorio di politica internazionale, un portale di analisi e approfondimento sulla realtà politica ed economica internazionale.

A distanza di due anni dall’ultima visita a Teheran, il primo ministro turco Erdogan è tornato in Iran per incontrare Hassan Rouhani, la Guida Suprema Alì Khamenei e un nutrito gruppo di esponenti dell’economia iraniana per rilanciare la partnership bilaterale evidentemente alla luce del recente alleggerimento delle sanzioni per la Repubblica Islamica.

Le due delegazioni hanno firmato una serie di accordi che istituiscono un Comitato congiunto sul Commercio che dovrà favorire il rafforzamento dell’interscambio commerciale, calato dai circa 22 miliardi di dollari del 2012 ai 14 del 2013.

L’intesa dovrebbe essere ora in grado di generare un volume commerciale di 30 miliardi di dollari entro 12 mesi, riguardante in particolare i prodotti agricoli iraniani e quelli industriali turchi (il capitolo energia, invece, sembra essere posticipato ad un altro round di incontri).

In aggiunta a questo, Erdoğan e Rouhani hanno firmato un protocollo per la creazione di un Consiglio di cooperazione di alto livello che, riunendosi a cadenza periodica, ha il compito di potenziare la proiezione di entrambi i Paesi verso i mercati strategici (in par-ticolare Brasile, Russia e Iraq) e di intavolare nel breve-medio periodo le condizioni per la realizzazione di un’area di libero scambio.

Benché non siano state citate durante la conferenza stampa finale, sul tavolo delle discussioni pare ci sia stato spazio anche per la questione siriana e quella irachena, relativamente alle quali i due Paesi continuano a mantenere posizioni diametralmente opposte.

Tuttavia, Erdoğan e Khamenei sembrano interessati ad assicurare che le divergenze geopolitiche non avranno ricadute sul piano dei rapporti economici. L’iniziativa del leader di AKP, volta anche a tentare di ricucire gli innumerevoli strappi con i propri vicini, non è stata apprezzata dagli Stati Uniti, che per mezzo del vicesegretario al Tesoro David Cohen, hanno ricordato ad Ankara che le sanzioni sono ancora attive: un monito che varrebbe anche per quanti sembrano intenzionati a riversarsi sul mercato iraniano.

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