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I guai tibetani della Spagna

Sui rapporti tra Madrid e Pechino piomba l’ordine d’arresto chiesto dal giudice Ismael Moreno contro l’ex presidente cinese Jiang Zemin (nella foto) e contro l’ex premier Li Peng.

L’accusa è di genocidio e di crimini contro l’umanità in Tibet. Non una tempesta a ciel sereno, già lo scorso novembre la quarta sezione dell’Audiencia Nacional di Madrid, l’organo giurisdizionale con competenze in materia di antiterrorismo e di delitti commessi all’estero a danno di cittadini spagnoli, aveva annunciato il provvedimento, accogliendo la denuncia del Comitato di sostegno al Tibet e della Fondazione casa Tibet.

Il tribunale si era dichiarato competente ad accogliere il caso in base al principio della giurisdizione universale e perché tra i denuncianti c’era anche un tibetano con passaporto spagnolo, Thunten Wngchen Sherpa Sherpa.

A venerdì scorso risalgono invece gli ammonimenti di Pechino affinché casi del genere non si ripetano. Per i cinesi la questione tibetana, dal 2009 sono almeno 124 i tibetani che si sono dati fuoco per denunciare le politiche di Pechino, è un affare interno, dal quale pretende gli altri governi rimangano fuori.

IL FATTORE DALAI LAMA

Perciò la leadership cinese sfrutta a suo favore la leva dei rapporti commerciali per fare pressioni sui leader mondiali, così da dissuaderli dall’incontrare il Dalai Lama e sostenere la causa tibetana. Nel 2010, uno studio dell’università di Gotinga metteva in evidenza quello che fu definito il “fattore Dalai Lama”, ossia le ripercussioni negli scambi economici con la Repubblica popolare.

Ancora di recente il premier britannico David Cameron è stato costretto a rinviare a lungo la visita in Cina. Pechino lo ha costretto a fare anticamera per un incontro con il leader tibetano a maggio del 2012. La visita dello scorso dicembre a Pechino sembra aver rimesso le cose a posto. Ma non sono mancati i commentatori che hanno sottolineato come l’atteggiamento di Cameron sia sembrato troppo prono alle richieste cinesi.

MODIFICARE LA GIURISDIZIONE UNIVERSALE

Ora è il governo di Madrid a trovarsi nella posizione di dover recuperare terreno e cercare di non irritare la dirigenza cinese. Una delle obbiezioni sollevate in questi casi, ad esempio per la scelta dei Parlamenti nazionali di rendere omaggio al Dalai Lama, è rimarcare la divisione dei poteri nei sistemi occidentali.

Tuttavia, essendo improbabile che la Cina esegua i mandanti d’arresto contro due dei suoi più alti leader a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, entrambi oggi ultraottantenni, è la Spagna che sembra intenzionata a mettere una pezza.

Il Parlamento, su inziative del Partito popolare del premier Mariano Rajoy, sta discutendo una modifica alla legge sulla giurisdizione universale, in base alla quale ad esempio il giudice Baltasar Garzón chiese l’arresto dell’ex dittatore cileno Augusto. Londra, dove si trovava in esilio, rifiutò l’estradizione e, per motivi di salute, gli permise di tornare in patria. Tra le ipotesi: stabilire che la vittima fosse già in possesso del passaporto spagnolo, quando i crimini furono commessi.

Il New York Times, come emerso dai cablogrammi diffusi da WikiLeaks, ricorda tuttavia che anche gli stessi Stati Uniti fecero pressioni su Madrid affinché rivedesse la norma, così da smontare indagini che riguardavano il conflitto iracheno, le condizioni nella prigione di Guantanamo e i voli segreti della Cia che trasportavano presunti terroristi.

Anche il Belgio si trovò a dover gestire l’accusa di crimini di guerra contro il defunto ex premier israeliano Ariel Sharon, considerato responsabile per il massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila compiuti dalle milizie falangiste cristiane nel 1983.

Contro non è soltanto la Cina”, ha spiegato al quotidiano newyorkese il professor Peter Spiro, docente di diritto internazionale alla Temple University, secondo cui la giurisdizione universale è un passo importante delle dottrina, tuttavia con una applicazione limitata perché spesso gli scopi che si propone evolvono più velocemente del consenso attorno ad essa.


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