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I pidocchi e il Granduca

500 anni nasceva il Principe, l’opera del Fiorentino, maestro di filosofia politica. 400 anni fa, giusto in questi stessi anni, il Granducato di Toscana viveva uno dei suoi peggiori periodi. Il malessere economico, una profonda congiuntura, dovuta a una lunga serie di annate scarse dal punto di vista della produzione del grano, aveva reso impossibile per larghi strati della popolazione il sostentamento. Il pane, la gente comune, non riusciva a permetterselo. La fame e l’indigenza inducevano comportamenti volti al risparmio assoluto. Ci si lavava meno e si indossavano gli stessi luridi cenci. Il luridume creava l’edilizia biologica buona per i pidocchi e per inquilini dall’esotico nome: i Rickettsie. Batteri che si installavano in subaffitto dei pidocchi stessi. Il tifo. Economia e biologia andavano a braccetto, dunque.
Volendo provare ad attualizzare quella fenomenologia della crisi, che fu economica e sociale, è evidente che il grillismo non rappresenta altro che una nuova famiglia di pidocchi, quelli 2.0, che si annidano tra gli epiteli trasandati del corpo sociale. E va ancora bene perché i pidocchi con le loro feci, per rimanere nella metafora potremmo assimilarle al turpiloquio verbale di tanti suoi esponenti, degenerando nel solo tifo non sono la peggiore delle epidemie. Allora, di tifo si moriva certo, ma non come per altre epidemie ben più letali come l’innominabile peste. Non moriremo di grillismo, dunque, ma come allora il problema oggi è che gli amministratori della cosa pubblica non ne conoscono ancora bene le regole per stroncarne la proliferazione impedendo la diffusione del contagio. Le regole d’oro sono sempre quelle: lavarsi più spesso ed evitare di grattarsi. Ecco spiegato il lavaggio dell’esecutivo, sostituendo senza passare dalle pruriginose urne elettorali, l’impolverato Letta con lo smart e smagliante Renzi. Il Mastrolindo che dovrebbe pulire più a fondo, come il WC-NET, questo disgraziato spazio pubblico.
Oggi, però, rispetto al 600, il corpo sociale è più complesso. Anche se in Italia si nasce poco, si invecchia tanto. Anche perché molti dei riferimenti politici del Granduca Fiorentino, quelli tutto cristiano sociali, hanno costruito un welfare tale per cui la pensione è la dimensione perfetta al punto che alcuni, fino a poco tempo fa, ci andavano ancora giovanissimi. A fare pidocchio del giovane precario. Non solo, mentre allora si trattava di contesti pre-industriali, oggi occorre dover fare i conti con il corpo infrastrutturale e industriale. Che si comporta esattamente come quello sociale. Occorre gestirne l’invecchiamento con attente politiche di manutenzione. A meno che, molto malthusianamente, per risolvere molti dei problemi non si speri in una radicale regolazione della popolazione a mezzo incidenti.
Cosa aspettarci e cosa augurarci dunque? Chi detiene le rendite di posizione è al sicuro. Ieri come oggi, si curerà a casa o in un altrove lontano da tutti protetto dall’isolamento garantito dal censo. Chi non ha mezzi, ahinoi, dovrà continuare ad affidarsi alla politica un po’ pidocchiosa e alle procedure che questa intenderà adottare. Aspettiamoci lassativi e flebotomie. State attenti, dunque, ci purgheranno ancora.

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