Il Teatro Bertolt Brecht di Formia è stato lo scenario dell’incontro con Graziella di Mambro, vicedirettore del Latina Oggi, la quale ha toccato un argomento impegnativo, e denso di risvolti: i rifiuti.
Molti i capelli bianchi tra il pubblico, ben pochi, da contarsi sulle dita di una mano, i volti distesi e senza le rughe degli anni. Eppure il problema dell’interramento dei rifiuti, dei fusti tossici che sono a ben poca distanza dalle case di ciascuno degli abitanti, è comune, condiviso, e riguarda soprattutto il futuro degli under35.
La Di Mambro ha ricostruito, con precisione da cronista, l’iter dei rifiuti nel territorio del Basso Lazio, di confine con la Campania, nel quale l’immondizia dilaga, e ancora non se ne conoscono ancora tutti i dettagli ed i risvolti.
Si inizia parlando del Garigliano, delle scorie della centrale nucleare dismessa, dove è in corso un’operazione dell’ARPAC Campania che sta effettuando dei rilievi intorno alla centrale per verificare la salubrità di acqua e terre. “D’altronde un anno fa è stato istituito un processo per disastro ambientale presso la procura di Santa Maria di Capua Vetere”, ha sottolineato la giornalista.
Il tema della salute è naturalmente il filo rosso che attraversa le indagini che hanno visto una figura di spicco nella persona dell’avvocato Carlo Marcantonio Tibaldi il quale “raggiunse il culmine della sua notorietà con il suo impegno personale e politico nelle battaglie condotte contro il nucleare del quale spiegò le conseguenze negative e dannose sugli esseri viventi e sugli esseri umani in particolare, oltre che ovviamente sull’intero territorio circostante. Per tali battaglie fondò, e ne fu presidente fino alla morte, il Comitato di Salute Pubblica.”
Ma il Garigliano è soltanto la punta dell’iceberg, accanto alla quale si collocano, ad esempio, i fusti interrati nella zona di Penitro (in provincia di Latina). La falla maggiore è quella dei monitoraggi, ovvero delle analisi, che avrebbero dovuto essere compiute ogni sei mesi e che invece presentano stop di interi anni.
In questo desolante quadro, rileva la Di Mambro “i problemi maggiori arrivano dai rifiuti non nucleari, comunque tossici. A riguardo parlerei, per sintesi, di 3 B: business, buchi, bidoni.” Queste tre parole identificano il problema dei rifiuti in maniera immediata:
– business perché lo scarto è diventato, per taluni, un modo per far girare la propria economia, spesso in modo illegale.
– Buchi, ovvero quelli che si stanno facendo per ritrovare i fusti.
– Bidoni, per intendere i suddetti fusti contenenti rifiuti.
Numerose, troppe, le zone d’ombra, i nomi coinvolti, le connivenze con la camorra. “Le denunce del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone furono raccolte nel 1997 anche dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti, presieduta all’epoca da Massimo Scalia” scrive il giornalista Andrea Palladino. E questo è uno dei primi documenti “accertanti la discarica di inerti nella zona di Penitro ma fu solo a seguito della discussa intervista al collaboratore di giustizia del settembre 2013 che il tema è ritornato alla ribalta” ha ribadito la Di Mambro.
E se nel ’97 non ci si è allarmati perché non si vedevano conseguenze sulla salute, oggi l’incidenza di tumori, in particolare, ed il fatto che chiunque, nella zona, abbia almeno un parente prossimo malato o morto di tumore, lancia un allarme da ascoltare. Mantenere alta la guardia e la vigilanza su quanto avviene, onde evitare che seppelliscano anche questa verità.