Il feeling, se di feeling si può davvero parlare, è stato proprio fugace. Prima l’entusiasmo per una bella sballottata al Pd, rottamando un po’ della vecchia nomenclatura, come si evinceva da un commento di Paolo Flores d’Arcais, prima della fascinazione per Tsipras. Poi un editoriale del direttore Antonio Padellaro che riconosceva a Renzi una carica innovatrice di stampo simil grillino che poteva essere salutare per l’Italia. Quindi un’intervista fair a Matteo Renzi realizzata da Stefano Feltri, capo dell’economia del quotidiano diretto da Padellaro e vicediretto da Marco Travaglio.
TRAVAGLIO VISTO DA PIZZI. LE FOTO
Ma da giorni, ormai, il renzismo all’acqua di rose che promanava talvolta dal Fatto Quotidiano ha lasciato spazio a furoreggianti articoli inchiestistici e indiscrezioni sul cerchio magico del segretario del Pd, sulle risorse affluite a fondazioni e associazioni vicine al sindaco di Firenze, fino al pezzo odierno in cui si delineano convergenze e frequentazioni con il lettismo.
Dunque ciao ciao Renzi? Di sicuro le aperture di credito che il Fatto aveva dato a Renzi stanno lasciando spazio a un atteggiamento meno cordiale e più travagliato. D’altronde, perché essere renziani quando lo è il quotidiano principe del progressismo come la Repubblica, quando l’organo di partito, ovvero l’Unità, prima o poi si allineerà completamente al renzismo trionfante, e quando on line i renziani possono contare sulla sfiziosa Europa?
Per Renzi i travagli con il Fatto di sicuro continueranno.
