La fiducia dei consumatori è calata in linea con la nostra previsione a febbraio, a 97,5 da 98 di gennaio. Il consenso si attendeva viceversa un aumento a 98,5. Il livello dell’indice resta inferiore sia al recente picco toccato lo scorso settembre (100,8) che alla media di lungo periodo (103,9).
Il dettaglio è misto e presenta luci ed ombre: se migliora (decisamente, a 96,2 da 92,3) la valutazione delle famiglie circa il clima economico generale, viceversa peggiora la percezione della situazione personale degli intervistati (a 98,3 da 100,3); se salgono le aspettative sul clima futuro (a 98,8 da 97,6), al contrario arretra la valutazione circa il clima corrente (a 96,7 da 99).
LUCI E OMBRE
Le famiglie giudicano più negativa la propria situazione economica prospettica (e invariata quella corrente) ma, in merito alla situazione economica del Paese, sono meno pessimiste sia per quanto concerne le condizioni attuali che le attese per il futuro. Inoltre, vedono maggiori opportunità future di risparmio (stabili quelle correnti, così come i giudizi sul bilancio famigliare). Significativo il calo (ai minimi dal settembre del 2008 ovvero dai livelli pre-crisi) delle attese sulla disoccupazione. Le famiglie si sono dimostrate in passato affidabili nell’anticipare le tendenze del mercato del lavoro, perciò tale indicazione è confortante circa il fatto che anche per l’occupazione il peggio sia alle spalle.
COSA HA INCISO SUL CALO DELLA FIDUCIA
La crisi di governo inattesa che è sfociata nelle dimissioni di Letta dello scorso 14 febbraio potrebbe aver inciso sul calo della fiducia delle famiglie (l’indagine è stata raccolta dal 3 al 14 del mese). In tal senso (tenendo conto anche del fatto che il dettaglio dell’indagine di febbraio è misto e non uniformemente negativo), riteniamo che la rapida risoluzione della crisi culminata con la fiducia al nuovo governo Renzi (e l’ambizioso programma di riforme annunciato) possa favorire un rimbalzo del morale nel mese di marzo.
CONCLUSIONI
In sintesi, la fiducia dei consumatori, dopo il cambio nella metodologia di rilevazione dei dati introdotto lo scorso mese di giugno, mostra da allora un recupero assai modesto. Ciò è coerente con il fatto che il lato dei consumi resta l’anello debole della catena e sarà l’ultimo tassello a comporsi nel quadro della ripresa (che per ora riguarda solo l’export, oltre che, ma in fase ancora embrionale, gli investimenti delle imprese).
Come visibile anche dal dato odierno sulle vendite al dettaglio (in calo di -2,6% a/a nel mese di dicembre), è ancora presto per vedere una significativa ripresa dei consumi, che ci aspettiamo sostanzialmente stagnanti quest’anno (e in recupero, di circa l’1%, solo l’anno prossimo).
Paolo Mameli, senior economist del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo