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La staffetta che inquieta (e fa sognare) la politica italiana

Da dopo le primarie è evidente che le decisioni prese a palazzo Chigi debbano passare per la “navetta” che congiunge l’esecutivo con il segretario PD. Da questa situazione di fatto è sorta la domanda: perché non eliminare questo passaggio (che crea non poche tensioni ad ogni CdM) dando più stabilità al Paese e realizzando in un tempo inferiore le aspettative (e le ambizioni) di Renzi e dei renziani?  

Lo scacchiere

Di fronte a questo scenario, la maggioranza delle forze politiche vede con favore un governo a guida Renzi, ma con motivazioni tutt’altro che univoche:

La nuova maggioranza PD (tolte importanti eccezioni che credono si debba passare per una investitura popolare) spinge per realizzare il programma proposto agli elettori ormai due anni fa alle prime primarie di Renzi, immaginando le poltrone dei dicasteri più importanti assegnate ai renziani della prima ora.

Forza Italia, la minoranza PD guidata da Cuperlo, SEL, Lega e i talebani del Movimento 5 Stelle guardano di buon occhio una staffetta ma con l’unico scopo di vedere logorata la figura dell’attuale sindaco di Firenze, che tutti i sondaggi danno in testa alle preferenze per palazzo Chigi degli italiani. In particolare Berlusconi, che si terrebbe comunque fuori da un nuovo governo, gongola alla possibilità di slittamento del voto dopo l’esecuzione della sua condanna, immaginandosi in una campagna elettorale in stile ’94.

I dissidenti del M5S (quantificati oggi da Tommaso Ciriaco su Repubblica in almeno 12 senatori) si aggregherebbero con entusiasmo alla nuova maggioranza, ritagliandosi uno spazio politico fuori dall’orbita grillina.

Scelta Civica (nonostante la propria scarsa presenza in Senato dove) baratterebbe la forte presenza (spesso nascosta) nel governo, rappresentata dai ministri Cancellieri, Moavero Milanesi e dal viceministro Calenda e dal sottosegretario Borletti Buitoni, con il ministero del Lavoro per il quale sono in tanti a scalpitare nel partito che gli attuali sondaggi danno all’1,5%.

Neutrale nell’operazione sarebbe l’UDC che ha grossa stima del lavoro di Letta, ma che sta lavorando con lucidità per non essere liquidata dallo tsunami che formatterà l’intero assetto politico del Paese.

Decisamente preoccupati dalle evoluzioni in corso resta il Nuovo Centro Destra che, proprio investendo sul governo Letta, ha sancito la rottura con Forza Italia.

Ovviamente la stessa preoccupazione la vive Enrico Letta (che userà tutti gli appigli istituzionali e internazionali per guidare il governo nel semestre di presidenza europea) e i ministri del PD (che però ultimamente scarseggiano di copertura politica).

Anche dal Quirinale giungono segnali di preoccupazione: non solo per la contingente situazione politica, ma anche per gli otto decreti a rischio conversione che il Parlamento dovrà affrontare proprio in questi giorni e per le sabbie mobili nel quale sembra impantanato l’attuale sistema istituzionale, almeno fino alla Direzione del PD del 20 febbraio.

renzi letta


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