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L’UDC alla ricerca di una via d’uscita

Dopo il congresso che ha sancito la precisa divisione a metà del partito, per l’UDC si apre il capitolo delle europee e la prima questione all’ordine del giorno è quella di uscire dall’angolo dell’irrilevanza montiana e terzista (o “quartista” considerando il polo grillino) e cercare di porsi, con dignità, come punto di riferimento dei moderati italiani.

IL CONGRESSO
Lo scorso fine settimana, come anche raccontato da Edoardo Petti, sono venute alla luce due precise visioni del partito: da una parte il precedente (e attuale) gruppo dirigente, che ha la propria forza nel radicamento territoriale soprattutto nelle piccole realtà territoriali e che vede come principali riferimenti Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione e Antonio De Poli, sotto la regia di Ciriaco De Mita, presidente dello scorso congresso, che non ha mai nascosto le intenzioni di allineare l’UDC con l’asse del PD; dall’altra una giovane classe dirigente, venuta fuori servendo il partito in posizioni di minore visibilità e che da sempre cerca un rinnovamento nell’Unione di Centro, partito che nelle scorse legislature si è anche caratterizzato per avere il gruppo parlamentare più anziano del Parlamento. A guidare questi outsider sono Gianpiero D’Alia, Gianpiero Zinzi, Mauro Libè e Aldo Forte.
In questo confronto sono rimasti super-partes il leader storico del partito scudocrociato Pier Ferdinando Casini, e il neo ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti.
Il congresso, che ha concluso la sua conta pochi minuti prima della mezzanotte dello scorso sabato, ha consegnato un verdetto incontestabile: con il voto di 427 delegati per Gianpiero D’Alia e con 431 delegati in sostegno del segretario uscente Lorenzo Cesa, il partito è precisamente spaccato a metà.
D’ora in avanti le due correnti di pensiero uscite del congresso, troveranno terreno fertile per i prossimi confronti nel consiglio nazionale che sarà composto da 124 sostenitori dell’ex ministro e 126 consiglieri vicini all’onorevole di Arcinazzo Romano.

LE EUROPEE

Dopo l’incontro di Angelino Alfano con Angela Merkel e il congresso del PPE della prossima settimana, sono sempre più forti le pressioni perché Nuovo Centro Destra (che i sondaggi danno sopra di pochi decimi alla soglia di sbarramento), si allei con il partito di Casini e i popolari di Mauro per le elezioni europee, al fine di garantire un contributo considerevole del centro-destra fuori dalla sfera berlusconiana che possa rappresentare un baluardo affidabile per la battaglia che a fine maggio si svolgerà contro i socialisti e i movimenti euroscettici.
L’accordo ufficiale dovrebbe avvenire proprio a Dublino dove Forza Italia, Alfano, Casini e Mauro saranno presenti per acclamare il candidato popolare alla commissione europea, che sarà quasi sicuramente Jean-Claude Junker.

Le due direttrici intraprese dall’UDC in politica interna (con un atteggiamento dialogante e collaborativo verso Renzi, fermo restando la propria adesione, annunciata da Casini su Repubblica, al centro-destra ) e la composizione di un ampio fronte popolare a livello europeo (che vedrà l’ufficializzazione a breve di un PPE italiano) possono portare fuori dall’angolo politico l’UDC e proporre agli elettori una credibile offerta di centro-destra, che non sia direttamente legata a Berlusconi e che si rifaccia nei valori e nelle prospettive a quel Partito Popolare Europeo tante volte citato, ma mai realizzato.

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