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Matteo, al Tesoro mandaci direttamente Carlo De Benedetti…

Nel tentativo di rendermi utile in qualche modo a Matteo Renzi, impegnato a mettere insieme il governo che dovrà portare l’Italia a un nuovo Rinascimento, mi permetto di consigliarli un nome per il dicastero dell’Economia, definito da tutti l’unica e vera stanza dei bottoni nazionale.

Azzeccare o sbagliare il candidato di quella poltrona, dicono sempre coloro che se ne intendono, farà capire se il sindaco di Firenze ha fatto la mossa giusta traslocando a Palazzo Chigi oppure se avrebbe fatto meglio a non attraversare l’Arno. Senza girarci tanto intorno, la persona che suggerisco è Carlo De Benedetti: sì proprio lui, il debordante, invadente Ingegnere che in queste settimane è stato uno dei protagonisti della politica italiana.

E’ apparso nell’intervista ad Alan Friedman mentre raccontava che Mario Monti, nel giugno-luglio 2012, era andato proprio da lui, nella sua casa di Sankt Moritz, per chiedergli consigli, per farsi suggerire se doveva accettare e meno quell’incarico di governo, già presagito da tutti, che Giorgio Napolitano gli avrebbe poi conferito in novembre. Per la verità, Monti non è andato a chiedere consigli perché a Palazzo Chigi voleva assolutamente andare: più prosaicamente, è andato a baciare la pantofola a un editore importante come De Benedetti per assicurarsi, almeno, la non ostilità di Repubblica a una sua nomina a premier.

Sempre De Benedetti era presente (eccome) nello scherzo telefonico che il grande, davvero grande giornalista Giuseppe Cruciani della Zanzara (per favore, dategli il premio Saint Vincent per il giornalismo) ha organizzato e mandato in onda lunedì scorso. Come si ricorderà, un finto Nichi Vendola telefonava a Fabrizio Barca, uno dei candidati al dicastero dell’Economia. Barca, amareggiato e sconfortato, si lasciava andare a uno sfogo con il presunto amico Vendola, e gli raccontava di pressioni fortissime subite dal paron di Repubblica, cioè il suddetto De Benedetti, che voleva a tutti i costi fargli accettare quella nomina ministeriale.

Saltata l’ipotesi Barca, ora prende corpo quella di un altro professore. Si tratta di Guido Tabellini, docente di economia alla Bocconi di Milano, ateneo del quale è stato rettore dal 2008 al 2012. Questo tecnico è anche un uomo molto attivo, con svariati incarichi fra i quali non sfugge una presenza nel consiglio di amministrazione della Cir. Sì proprio la Cir il cui presidente onorario è Carlo De Benedetti e il presidente operativo suo figlio Rodolfo De Benedetti. Quindi anche Tabellini, per la famiglia De Benedetti, andrebbe bene al posto di Fabrizio Saccomanni perché, diciamo così, è uno di casa.

E questo serve. La Cir, malgrado i circa 500 milioni di euro incassati da Silvio Berlusconi in seguito alle sentenze sul lodo Mondadori, si trova in situazione finanziaria difficile. Soprattutto la controllata Sorgenia è davvero nei guai: schiacciata da un debito di 1,86 miliardi di euro può tirare avanti, secondo quanto dicono fonti vicine alla stessa azienda, ancora per un mese. E poi dovrà gettare la spugna. A meno che il prossimo ministro dell’Economia con quello dello Sviluppo non vari un decreto urgente in favore del settore energia che salvi anche Sorgenia.

Ma allora, se l’Ingegnere si dà tanto da fare per difendere i suoi interessi e schiera i giornali a supporto di questa impresa, perché non si mette al lavoro di persona? Vada lui direttamente al ministero di via XX Settembre e si faccia gli affari suoi. Renzi non vuole procedere veloce? Ecco allora trovata una scorciatoia. Una volta messo a posto il suo particulare, l’Ingegnere potrà tornare a pontificare sui massimi sistemi e sponsorizzare candidati. Noi avremo buttato via qualche miliardo,  ma almeno non avremo perso tempo.

 

 



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