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Parliamo con pacatezza del presunto regalone di Bankitalia a Unicredit, Intesa ed Mps?

La riforma della struttura proprietaria della Banca d’Italia era attesa da molto tempo, ed era ancora più urgente dopo la legge sul risparmio del 2005, rimasta inapplicata. È assai probabile che la riforma sia il sottoprodotto di una impellenza assai più venale: la copertura della porcata chiamata Imu, e delle disperate esigenze di trovare i soldi su base una tantum, con proposte lisergiche come quella di valutare il capitale di Bankitalia usando multipli di mercato come quelli delle banche commerciali.

LA QUESTIONE DELLA RICAPITALIZZAZIONE

La riforma attua una modesta e non decisiva ricapitalizzazione delle banche partecipanti, diluita nel tempo per non urtare suscettibilità europee, oltre a riallinearsi alle presunte best practices europee, così come espresse nei principi contabili internazionali. La riforma discerne tra riserve distribuibili, quelle in linea teorica assimilabili alle attività “privatistiche” della Banca d’Italia, e quelle non distribuibili, formatesi in conseguenza dell’attività di central banking (signoraggio, oscillazione prezzi riserve auree – quest’ultima implicita ma ovvia, se i barbari non arriveranno a Palazzo Koch). La riforma non innalza automaticamente il flusso di dividendi alle banche partecipanti, e Bankitalia “promette” sobrietà e morigeratezza nella distribuzione degli utili.

IL TETTO ALLE EROGAZIONI

Bene, se non cade il fortino di Bankitalia, che ha scritto la norma e che tale norma dovrà applicare. Non a caso, per proteggersi da cupidigie di varia natura è stato posto un tetto alle erogazioni, e tutta la riforma è calibrata per ottenere una invarianza ed equivalenza di lungo periodo al payout degli utili storicamente distribuiti dalla nostra banca centrale.

CHE COSA DICE BANKITALIA

Obiettivo implicito e sommamente politico è che Bankitalia non acquisti “a fermo” le quote eccedenti ma faccia networking e moral suasion su istituzioni finanziarie nazionali. Solo in quel caso il “denaro dei cittadini” non sarà versato ai banchieri. Questi “chiarimenti” suggeriscono una forma di impegno pressoché ufficiale e quasi solenne della Banca d’Italia. Anche qui, dio protegga il Direttorio. Poi, è auspicabile che Bankitalia operi attivamente per evitare la formazione di salotti sdruciti e pignorati, ma quello è altro discorso.

L’OPERAZIONE ISTITUZIONALE

Quanto al concetto di “mercato” per le quote di Bankitalia, non scherziamo, per favore. Non c’è alcun mercato ma solo una operazione di spalmatura e redistribuzione “istituzionale”, che richiederà molto tempo e molta pazienza mediatrice. Si poteva fare meglio? Come sempre sì. Ma anche molto peggio, visto lo spirito del tempo che pervade questo disgraziato paese.

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