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Renzi pie’ veloce e la tartaruga italiana

Non è ancora chiaro cosa dirà Matteo Renzi a Angela Merkel nell’incontro programmato per il 17 marzo. In ogni caso, presenti pure alla Cancelliera il suo Jobs Act, ma soprattutto le spieghi che non ha nessuna intenzione di praticare lo sport che ormai ha soppiantato il calcio nelle passioni popolari delle élite domestiche: dare addosso alla Germania. Non è certo vietato parlarne male, sia chiaro, ma solo dopo aver ricordato alcuni fatterelli.

Dieci anni fa la Rft era il grande malato d’Europa, oggi è il Paese egemone del Vecchio continente. Il miracolo ha un nome, Agenda 2010, ovvero la più radicale riconversione del sistema economico, dello Stato sociale e delle relazioni industriali mai realizzata nella storia del dopoguerra tedesco. Avviata dal governo rosso-verde di Gerhard Schröder e portata a termine dal governo di grande coalizione guidato dalla “donna venuta dall’Est”. D’accordo, l’impresa è stata possibile anche grazie anche allo sforamento temporaneo dei parametri di Maastricht. Ma esso fu concesso proprio in virtù del gigantesco sforzo di modernizzazione del “Modell Deutschland” allora messo in campo (non lo dimentichino quanti lo invocano per l’Italia, ma gratis).

Tutte cose arcinote, si obietterà. È vero. Dovrebbero però suggerire agli antirigoristi per mestiere di casa nostra più prudenza e più sobrietà nei chiacchiericci bellicosi contro Berlino. “Non voglio accettare che le soluzioni falliscano a causa di interessi particolari perché manca la forza per agire insieme”, disse Schröder il 14 marzo 2003 al Bundestag – annunciando il suo programma di riforme. Una risolutezza costata cara all’Spd in termini elettorali, ma che ha spianato la strada al più basso tasso di disoccupazione giovanile di Eurolandia.

Ebbene, da noi ci sono stati gruppi dirigenti, partiti e leader politici che hanno avuto lo stesso coraggio e la stessa lungimiranza? Fin qui, no. Se invece Renzi piè veloce riuscirà a raggiungere la tartaruga italiana, smentendo così il paradosso escogitato da Zenone di Elea per dimostrare che il movimento è un’illusione, lo vedremo presto. Di sicuro non gli basteranno quelle “palle d’acciaio” evocate in una battuta da Enrico Letta, che scatenarono l’ironia del Web. Per mettere ordine nel cafarnao nazionale sarebbero forse più adatte quelle di grafene, il nuovo supermateriale cento volte più resistente e – insieme – più flessibile.

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