È proprio il caso di dirlo: che tempaccio che fa a Sanremo. Il Festival 2014 perde colpi, serata dopo serata. Ascolti in picchiata, una vena nostalgica forse troppo accentuata. Infine, poche e deludenti novità.
Avete presente quando dicevamo qualche giorno fa, sulle colonne di Formiche.net, che a volte la Rai alza il sipario su una sorta di museo delle cere? Ecco, la tenda dell’Ariston si leva ed è come se si scoperchiasse un baule impregnato di polvere e antichità.
È questo il rischio in cui si può incorrere quando si sceglie di investire – non solo nel senso figurato del termine – per due volte sugli stessi volti. Quello di Fabio Fazio e di Luciana Littizzetto. Puliti, senza dubbio, esempio della televisione educata, quella che non si fa quasi più, ma pur sempre gli stessi. Tant’è che già da ora circola il nome di Carlo Conti per l’anno prossimo.
Attenzione però a non dire che i toni pacati dei conduttori di “Che tempo che fa” siano il biglietto da visita di chi vuole assurgersi a buonista. “Non sono più disposto a sentire questa parola, mi sono stancato”, tuona Fazio in conferenza stampa.
Si alludeva ad ascolti per nulla esaltanti. Gli addetti ai lavori non sembrano essere affatto impensieriti dai numeri auditel. “C’era il Milan in Champions due sere sera. Poi, il calo della tv generalista è fisiologico”, spiega ancora il direttore artistico e conduttore. Sì insomma, quando c’è il calcio di mezzo, si sa, gli italiani rimangono incollati al piccolo schermo a soffrire insieme alla loro squadra del cuore. Non c’è Sanremo che tenga.
Però a turbare gli spettatori della kermesse canora per eccellenza sono stati solo i riflettori accesi sul campo di San Siro? “La curva di ascolto è netta, finita la partita abbiamo avuto un picco del 45 per cento di share, non c’è troppo da discutere” precisa quasi stizzito il padrone di casa. Sarà. Ma il bis dell’accoppiata Fazio-Littizzetto ha perso, in media, non pochi punti. Per essere precisi circa una dozzina.
Potrebbe essere la diretta conseguenza di una scelta artistica che gli addetti ai lavori definiscono innovativa. “Un cast non troppo popolare e l’elemento pop presente invece nel racconto e nella celebrazione dei 60 anni della tv”, si ripete a oltranza all’Ariston. Se nella serata inaugurale a turbare gli equilibri dello spettacolo ci hanno pensato gli operai che minacciavano di buttarsi giù dalla balaustra del teatro di Sanremo, due sere fa è filato tutto liscio e comunque i risultati non sono stato entusiasmanti.
Encomiabile la performance di Claudio Baglioni, una stupefacente Franca Valeri, ma dare un tono di freschezza? Trascinare in terra ligure Fiorello per esempio poteva essere una mossa geniale. “Abbiamo scelto le canzoni, a prescindere da tutto e tutti, talent inclusi e gli ospiti sono tutti all’altezza”, prosegue pungente Fazio e il direttore di Raiuno Giancarlo Leone annuisce. “In ogni caso – spiega Leone – due sera fa lo spettacolo c’è stato eccome. Su quello che succederà in questa terza serata non vogliamo fare previsioni. C’è il Napoli in Europa League, in quei 90 minuti potremmo giocarci la carta Arbore”.
Oltre a Renzo Arbore, ieri sera a calcare il palco dell’Ariston c’erano Paolo Nutini e Luca Parmitano. Parmitano si diceva emozionato: “È il coronamento di un sogno, e forse è stato più semplice stare sullo spazio che qui a Sanremo, con tutta questa attenzione” chiarisce sornione l’astronauta di Paternò. La padrona di casa Lucianina potrebbe finalmente esibirsi invece in un monologo tutto suo “poi nei prossimi giorni lascio spazio ai colleghi, a Enrico Brignano e Maurizio Crozza”, ha detto la conduttrice.
E come se non bastassero tutte le polemiche che affliggono i veterani di Viale Mazzini, continua a incalzare l’oscura vicenda che ha per protagonisti un programma di del daytime di Raiuno e i suddetti operai della prima serata. “Personalmente ho deciso di non voler dare voce attraverso i nostri microfoni a quelle due persone. Non mi risulta che nessuno abbia pagato loro neppure un cornetto”, ha concluso Leone. Quindi, figuriamoci se La vita in diretta gli ha pagato l’albergo. La smentita da parte della tv di Stato è categorica, eppure nelle menti malpensanti qualche dubbio continua a perpetuare.