Riceviamo e pubblichiamo
L’evoluzione delle questione politiche di questi giorni ha messo ulteriormente in ombra le elezioni appena celebrate in Sardegna per il rinnovo del Consiglio regionale. Sono sei i candidati che competono per la carica di Presidente dell’Isola: Ugo Cappellacci, per la coalizione di centrodestra, Pier Franco Devias (Fronte indipendentista Unidu), Michela Murgia (Sardegna Possibile), Francesco Pigliaru, per il centrosinistra, Mauro Pili (Popolo Sardo), Gigi Sanna (Movimento Zona Franca).
Rinunciando a porsi domande, come quella più che legittima sul perché Matteo Renzi non abbia aspettato pochi giorni per aspettare che i sardi si esprimessero, e casomai trarne delle conseguenze a lui favorevoli, può già ravvisarsi un grande sconfitto, che non è stato addirittura in grado di presentarsi. Alla tornata elettorale non partecipa, infatti, il MoVimento 5 Stelle, che pure alle politiche del 24 e 25 febbraio di un anno fa era risultato il partito più votato (oltre il 28%).
Questo perché le discussioni e le polemiche che sono divampate per mesi sia sulla scelta delle liste sia sul nome del candidato alla presidenza sono state tali che Beppe Grillo non ha concesso l’utilizzo del simbolo. Del resto è inverosimile pensare a motivazioni geografiche, come l’impossibilità di raggiungere la Sardegna a nuoto.
La grandissima e inaspettata affermazione del MoVimento 5 Stelle è stata indubitabilmente la maggiore novità delle elezioni di un anno fa.
Da allora gli eletti del movimento di cui Beppe Grillo è il portavoce, nonché proprietario del simbolo, sono stati osservati speciali. E, come era facile prevedere, molto si è detto e scritto sul movimento e sulle sue dinamiche, non solo sul piano meramente politico ma anche su quello sociologico. Non sono, ad esempio, mancati, come non mancarono agli esordi della Lega Nord, i riferimenti al Marziano di Ennio Flaiano, il quale non molto tempo dopo l’atterraggio nella Capitale non destava più meraviglia alcuna.
Quello che però si è quasi dimenticato è che il MoVimento 5 Stelle è nato con il più ristretto e circoscritto obiettivo delle consultazioni amministrative. Proprio a cominciare dal simbolo: mentre la V richiama i giorni dei vaffa collettivi (i V-Day) le stelle rappresentano, anche se in un ordine ufficialmente non codificato, i temi relativi a: energia pulita, acqua pubblica, internet libero, rifiuti zero e riciclaggio, mobilità sostenibile (piste ciclabili).
Probabilmente le comunali di maggio 2013, il Movimento si presenta in 199 comuni, ma arriva primo, al ballottaggio, solo in tre Assemini (CA), Pomezia (RM) e Ragusa, ma anche le più recenti elezioni regionali in Basilicata, 13,2% dei voti e due soli consiglieri regionali, hanno lasciato il segno e suggerito strategiche ritirate. Difficile sostenere che ciò non sia indicatore di malessere del Movimento.
In Sardegna l’utilizzo del simbolo è stato negato nonostante lo sciopero della fame di cinque attivisti, l’ufficialità della mancata partecipazione è stata affidata alle parole della deputata sarda Emanuela Corda:«Noi non presenteremo alcuna lista, perché non siamo ancora pronti per farlo. Quando avremo un metodo definito e regole certe condivise, arriverà il nostro momento».
Forse anche Beppe dovrebbe accelerare un po’, anche se, va detto, alle europee potrebbe avvantaggiarsi delle accelerazioni altrui.
@ilFrancoTirator