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Soros, Walton, Gagosian. Chi sostiene la campagna elettorale di Hillary

Non è ancora cominciata la campagna per le elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti, neanche è stata confermata la partecipazione di Hillary Clinton nella corsa, e c’è già chi si è impegnato nella raccolta dei fondi. L’ex first lady può contare su un tesoretto di 3 milioni di euro (poco, ma è solo l’inizio) donati da attivisti, attori di Hollywood e investitori finanziari.

Guarda la gallery con i gadget del Super Pac  “Ready for Hillary” 

FILANTROPI E COLLEZIONISTI
Tra i primi collaboratori c’è il finanziere e filantropo George Soros (patrimonio di 15 miliardi di euro) l’architetto e attivista per i diritti degli omosessuali Jay Stryker (patrimonio di un miliardo di euro) e il collezionista d’arte Larry Gagosian (220 milioni).

SIMPATIA ARABA
Questa settimana l’ex first lady ha conquistato un’altra simpatizzante: si tratta di Alice Walton, una delle più ricche ereditiere del mondo. Figlia di una famiglia reale araba, Walton è discendente dei fondatori della catena di supermercati Wal-Mart. Ha un patrimonio di circa 20 miliardi di euro e ha annunciato che donerà 20mila euro a una organizzazione che sostiene la probabile corsa presidenziale di Hillary. Nel 2012 Walton ha dato altri 20mila euro per la campagna del Repubblicano Mitt Romney.

AZIONE POLITICA
I Super PAC sono stati approvati dal Tribunale Supremo nel 2010. Sono organizzazioni indipendenti che non sostengono partiti o singoli candidati ma linee politiche. Il programma “Ready for Hillary” ha sposato le idee di Hillary Clinton e conta su 40mila donazione.

SOLDI DEMOCRATICI
Secondo il quotidiano Usa Today, per le elezioni legislative del 4 novembre i Democratici hanno raccolto il doppio del denaro per la campagna rispetto ai Repubblicani grazie a questo strumento. Un paradosso visto che sono il partito delle grandi imprese.

L’OMBRA DI BIDEN
Se Hillary Clinton pensa alla Casa Bianca, perché non potrebbe farlo anche Joe Biden? Il vicepresidente americano ha detto lo scorso giovedì: “Non vedo nessuna ragione per cui non possa presentarmi”. Dovrà lottare però, perché l’ex first lady ha un vantaggio di cinque punti tra i democratici.

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