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Tempi e modi del Rinascimento Transatlantico promosso alla Conferenza di Monaco

La Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, conclusasi ieri, ha sigillato una nuova visione del mondo che dovrebbe avere una proiezione fino al 2064, secondo il segretario alla Difesa Usa Chuck Hagel, anniversario del centenario della Conferenza propedeutica al Patto Transatlantico.

LA PROIEZIONE DELLA NATO
Questa proiezione storica è stata ribadita più volte dal Segretario di Stato Usa John Kerry (nella foto) e confermata da Hagel in merito alle domande sulla presenza militare americana nel mondo, mettendo in second’ordine persino l’agenda sull’emergenza Ucraina e Siria. Ma in cosa consiste il piano di Rinascimento Transatlantico?

L’IMPEGNO PER L’ECONOMIA
La visione storica invocata viene fondata su delle priorità che porterebbero maggiore ricchezza, stabilità ed interdipendenza globale all’Alleanza. In questo gli Stati Uniti vedono, secondo le parole di Kerry, una prosecuzione del ruolo della Nato su basi economiche insieme all’Europa. Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) è il primo passo verso l’integrazione economica e commerciale secondo standard e capacità tecnico-produttiva senza pari al mondo. La circolazione della forza lavoro e delle competenze dovrebbe mettere in sicurezza le strategie economiche oltre che creare nuovi posti di lavoro per i giovani disoccupati. Nel patto sarebbero inclusi Messico e Canada e verrebbe depotenziata l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che secondo molti analisti non ha svolto le politiche economiche e commerciali utili all’apertura dei mercati globali.

LA STRATEGIA MILITARE
Questa proiezione geopolitica e geoeconomica verrebbe affiancata da una grande strategia militare che modificherebbe gli assetti e gli spiegamenti militari nei teatri operativi insieme agli alleati. Ma per vederla realizzata i governi alleati dovrebbero impegnarsi maggiormente e congiuntamente sulla strategia comune rispetto all’operatività stessa. Questo sforzo sistemico è stato rappresentato da Hagel con l’esempio del Comando Pacifico Usa, guidato da un Ammiraglio australiano, e quello dell’ area di libero scambio del Pacifico insieme agli alleati storici e le nuove economie asiatiche. Il sistema di coordinamento militare Joint, andrebbe rafforzato quanto la capacità di impiego multi-scenario, vera prerogativa degli Usa. I partner europei già attivi nel sistema, Regno Unito, Francia e Italia, hanno già dimostrato le proprie capacità di interoperabilità nei teatri africani, dalla Libia al Mali, dal Sud Sudan alla Repubblica Centroafricana. L’ottimizzazione dei bilanci e la modernizzazione degli equipaggiamenti andrebbero concertati insieme, modulati secondo esigenze di scenario per permettere anche agli alleati minori un adeguamento strutturale di impiego, nonché rilanciando la convergenza strategica degli investimenti nell’industria militare.

LE RICHIESTE ALL’EUROPA
All’Europa l’Amministrazione Obama chiede tempestività e processi decisionali efficienti che accompagnino le strategie comuni in politiche lungimiranti che permetterebbero a tutti gli Stati membri, pur riconoscendo alla Germania e al piano de Meziere di Europe Framework Nation una sorta di legittimazione regionale, un ruolo fondamentale nella geopolitica globale del Rinascimento dell’Alleanza.
Sia Kerry che Hagel hanno ribadito che lo spiegamento, o il disimpegno secondo alcuni presenti, militare e diplomatico americano non è stato mai cosi vasto e incisivo, oltre che strategicamente integrato con la politica e il ruolo degli Stati Uniti nel mondo.

IL NODO ISRAELO-PALESTINESE
Per il Rinascimento dovrebbero essere chiuse anche le vertenze storiche del conflitto israelo-palestinese, il riposizionamento dell’Iran e l’assetto mediorientale intero. L’impegno degli Usa e dei suoi alleati europei sarà incisivo anche nella calotta artica, dove i conflitti territoriali con gli Stati del Nord e la Russia saranno concertati avendo come obiettivo la strategia energetica e il contenimento della sua spesa, tutte volte a rilanciare e mettere in sicurezza l’Alleanza. Il Caucaso e il ruolo della Turchia completano lo scenario di costruzione del puzzle Euroasiatico, cosi come confermato sia dai ministri degli Esteri iraniano che da quello turco, Davotoglu.

IL RUOLO TEDESCO
Una delle novità del Summit è stato il riconoscimento della Germania nel quadro di cooperazione internazionale. Dall’Ucraina all’Africa, la disponibilità del governo tedesco a rafforzare il peso militare e diplomatico negli scenari dell’Alleanza, senza un impiego diretto per ora, è stato lanciato dal Ministro della Difesa von der Leyen.
Confermando in buona parte le linee guida del suo predecessore de Meziere, sia Westerwelle che il presidente della Repubblica Federale Gauck hanno esplicato che la Germania non può esimersi di partecipare e affermare i principi democratici e le istanze libertarie di Stati e Paesi strategici per l’Unione Europea e i suoi interessi nazionali. Il suo ruolo nella crisi ucraina e il sostegno a Klitschko, la rivisitazione delle relazioni con Mosca, il dispiegamento diplomatico nei Balcani e nella soluzione della questione turca, nonché la leadership economica europea la pongono in un quadro tattico complesso.

LE REAZIONI DEI PARTNER EUROPEI
Quel che attendiamo ora sono le reazioni dei partner europei e della Russia a questa virata strategica, per alcuni segno di un indebolimento della propria economia e della sua bilancia commerciale con l’estero. Di sicuro c’è che un Rinascimento avverrà per tutti se si ha una visione e una strategia comune e se l’ Alleanza è sigillata con il tempo.

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