Le sfide a cui sono chiamati gli apparati d’intelligence in Italia sono straordinarie.
Se pensiamo alla complessità dello scenario nazionale e internazionale viene spontaneo chiedersi chi e come stia fronteggiando tutto questo negli uffici, al freddo o in condizioni disagiate per ragioni di copertura, nelle istituzioni e nello scacchiere militare.
LA RIFORMA DEL 2007
Dalla riforma legislativa del 2007, i nostri servizi hanno impiegato sei anni per riqualificare il sistema della sicurezza nazionale, integrando negli ultimi tre anni anche lacune normative che impedivano un quadro completo di interazione istituzionale e funzionale, necessarie alle sfide della globalizzazione e del caos ordinato dei tempi.
UNA SFIDA CULTURALE
La grande spinta culturale al ruolo sistemico dell’intelligence nell’arco istituzionale, partita sotto la spinta delle varie commissioni di riforma e da uomini di Stato lungimiranti più di quindici anni fa, ha portato ai risultati misurabili dal successo che le campagne di arruolamento on line hanno prodotto. Nondimeno, l’attuale road show tra gli atenei italiani sta proiettando verso il futuro la consapevolezza che vi è tra gli studenti e i giovani una generazione di Italiani con una identità nazionale forte e un grado di preparazione per competenze e specificità analitica invidiabile ovunque nel mondo. Stiamo parlando altrettanto della generazione in fuga, quella dei cervelli e delle idee creative, che da atenei e centri di ricerca di mezz’Europa, Asia e Usa viene attratta con fondi, borse di studio e lauti assegni di ricerca, a migrare per rendere competitive le loro idee e quelle istituzioni che rappresenteranno in futuro nel mondo.
UNA STRATEGIA NAZIONALE
Un altro tassello importante è stato quello dell’adozione di una strategia cibernetica nazionale, che pur in piena turbolenza Snowden e Nsa, ha trovato piena attuazione e legittimazione istituzionale e creando un sistema di protezione circolare – che sta permettendo una nuova riflessione attorno al ruolo che il comparto “cyber” svolge nell’ordinamento costituzionale – indirizzato alla prevenzione e alla ricerca di minacce asimmetriche non solo delle reti e delle infrastrutture critiche, ma persino dei competitor nazionali e dei brevetti industriali che hanno un indice di appettibilità sui “mercati”.
Costruito un sistema nazionale (Sisr) attraverso il coordinamento istituzionale (Dis) e l’interoperabilità delle agenzie (Aisi e Aise), legittimate le istanze della democrazia rappresentativa con il controllo parlamentare (Copasir) e adottato il Piano di Sicurezza Cibernetica Nazionale, potremmo iniziare a parlare del paradosso “nazionale” quale ambito critico dell’attività del Sisr nello scenario strutturale Paese.
CONCETTI FONDAMENTALI
Il paradosso è rappresentato da tre concetti fondamentali, ossia i pilastri che completano un Sistema e ne fanno un edificio resistente al tempo, alle intemperie e ai condizionamenti entropici. Visione, interesse e strategia, gli assenti del Sistema.
La visione nazionale sarebbe quella che dovrebbe emergere dalla politica, dalle élite e dalle classi dirigenti, che fin troppo sono state condizionate dalle contingenze e dalla irresponsabilità nei confronti del paese e dei cittadini. Tutto non si può ottenere dalle pre-visioni, ma almeno una proiezione Italia 2030 la si dovrebbe affrontare a breve.
LE SFIDE DA AFFRONTARE
Crisi demografica, gestione dei rischi ambientali, proiezione economica e distorsioni sistemiche per macro e micro aree, capacità di lettura del sistema giudiziario per capacità di evasione conflitti e cause penali, interdipendenze sistemiche, pervasività della rete criminale, micro posizionamenti competitivi locali e macro dinamiche industriali, tenuta dei quadri di impiego internazionale delle forze armate e incisività della rete perimetrale di sicurezza. Altrettanto rilevante sarebbe una ripetizione delle priorità individuate dal documento Italia 2020 da parte del ministero degli Esteri, ovviamente ricalibrando le vicissitudini del quadro globale negli ultimi anni e creando scenari multipli di impiego diplomatico, dal versante multilaterale a quello bilaterale.
MENO ASPETTATIVE
L’instabilità congiunturale degli ultimi anni ha ridotto sia le aspettative dalla politica sia dai probabili decisori; le lacune sistemiche non possono essere sempre ricondotte alla responsabilità del Cisr e alle debolezze politiche, oltre all’inadeguatezza di alcuni nei processi di condivisione delle informazioni classificate, che ledono ad una istituzione primaria della Repubblica, primo e ultimo baluardo democratico della Costituzione.
IL RUOLO DELLA POLITICA
Questo dovrebbe proporre la Politica, una visione del Paese che si proietti in Storia. Dalla visione si dipanerebbe anche il problema dell’ interesse, quello nazionale però.
La debolezza del sistema finanziario, economico e industriale del paese trova anche riflesso nella congiuntura dell’inadeguatezza della burocrazia alle dinamiche del mondo contemporaneo. L’interesse va incluso nelle intricate vicende dei blocchi di potere economico che condizionano il Paese? La definizione della geopolitica economica nazionale, la classificazione delle istituzioni prioritarie, il potere di veto su nomine politiche a manager “inopportuni”, lo sviluppo di un piano di ingegnerizzazione strutturale dello stato secondo modelli efficaci ed efficienti per centri di contenimento e coordinamento delle dinamiche finanziarie secondo flussi di capitali, persone, approvvigionamento energetico e risorse idriche.
L’IMPORTANZA DELLA PIANIFICAZIONE
La pianificazione fiscale e del quadro nazionale del lavoro, la possibilità dello sviluppo competitivo di un sistema di voucher lavorativi per competenze, queste sono le priorità dell’ interesse nazionale che il decisore è costretto ad attuare e seguire se si seguono i protocolli e vengono chiamate le cose con il loro nome: rischio e minaccia sistemica interna, distorsione del mercato, corruzione sistemica, spionaggio amico, truffa aggravata alla collettività, priorità.
LA VISIONE FUTURA
La strategia, per ultimo, corrisponde ad una duplice necessità: alla creazione di un centro strategico di analisi o consiglio strategico di sicurezza che possa affiancare il Dis e il decisore, cosi come il Cisr, quale cuore del sistema per la sicurezza e per l’ottimizzazione dei processi politici con quelli intricati della strategia nazionale da sviluppare.
Si possono avere visioni, proteggere interessi multipli congiunturali e interdipendenti, ma c’è altrettanto bisogno di strateghi e conoscenze creative che possano attuare e contestualizzare tutto all’interno di uno scenario.