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La verità oltre Friedman sul 2011 di Napolitano, Berlusconi e Monti. Parola del prof. Lippolis

C’è il presunto complotto con la regia occulta del Quirinale per rovesciare Berlusconi con Monti che emerge dal nuovo libro di Alan Friedman, anticipato da Corriere della Sera e Financial Times. E ci sono i fatti di quel difficile 2011 che ricorda a Formiche.net Vincenzo Lippolis, professore di Diritto comparato all’Università degli studi internazionali di Roma, componente del comitato sulle riforme del governo Letta e autore con Giulio M. Salerno del saggio “La Repubblica del Presidente”. Fatti che portano il giurista a questa conclusione: “Napolitano fece il suo dovere”.

Professore, che idea si è fatto del polverone suscitato dal libro di Alan Friedman in uscita?

Le anticipazioni del libro di Friedman hanno suscitato un bailamme assolutamente infondato. Chiunque abbia una minima conoscenza dei meccanismi costituzionali sa bene che rientra nelle prerogative del capo dello Stato seguire l’evolversi della situazione politica, anche attraverso contatti informali e con personalità che in quel momento non abbiano ruoli ufficiali. Tutto ciò è confermato puntualmente nella sentenza n. 1 della Corte costituzionale del 2013 che Napolitano ha richiamato nella sua lettera al Corriere della Sera.

Non tutti sembrano ricordare la crisi che vissero la politica e l’Italia nel 2011…

Tutto il 2011 fu attraversato da forti tensioni politiche. La mozione di sfiducia nel dicembre 2010, ritardata da Napolitano per permettere la votazione della legge di stabilità, non abbatté il governo Berlusconi per soli 3 voti ma lo ferì in modo da comprometterne gravemente gli equilibri e pose le premesse per la sua caduta un anno dopo. Nel 2011 il Parlamento a causa della debolezza della maggioranza governativa che si era manifestata nella votazione fiduciaria appariva paralizzato.

Fu Napolitano a tramare per la caduta del governo, come si dice nelle ultime ore?

Ricorderei un’iniziativa del presidente che non è stata menzionata in questi giorni: Napolitano convocò a fine marzo i presidenti dei gruppi parlamentari della due Camere proprio al fine di ricondurre la situazione sui binari della normalità istituzionale. Fu un atto innovativo rispetto alla prassi consolidata di convocare i capigruppo soltanto in occasione delle crisi di governo. Ciò testimonia come il governo Berlusconi si trovasse in grave difficoltà e si appoggiasse su una maggioranza traballante. Nulla di strano quindi anzi è stato doveroso che il capo dello Stato nei mesi estivi abbia analizzato la situazione al fine di tenersi pronto nel caso fosse scoppiata una crisi di governo.

Berlusconi e le altre forze in campo sapevano?

La crisi di novembre 2011 deriva dai due voti parlamentari sul rendiconto del bilancio di fronte ai quali Berlusconi avrebbe potuto resistere. Nonostante il fatto che il rendiconto alla seconda votazione fu approvato, Berlusconi si impegnò a dimettersi. Anche il Parlamento poi avrebbe avuto tutte le possibilità di non accettare il nuovo governo guidato da Mario Monti, invece gli venne data la fiducia a maggioranza larghissima.

Alle anticipazioni del libro sono seguire reazioni indignate. Tra i forzisti c’è anche chi vagheggia un nuovo impeachment, dopo quello del M5S appena archiviato…

Parlare di impeachment ormai va di moda, forse per un certo provincialismo della classe politica. La realtà è che la Costituzione italiana prevede il reato di attentato alla Costituzione che il presidente della Repubblica compie quando pone in essere atti con l’obiettivo di sovvertire l’intero ordinamento costituzionale. L’attività di Napolitano mi pare essere stata volta solo ad assumere elementi per fronteggiare una possibile crisi di governo quindi tesa a realizzare il suo dovere cioè garantire un governo al Paese. Inutile fare tante chiacchiere. Anche perché si è visto che fine ha fatto la denuncia di Grillo al Comitato per i procedimenti di accusa.



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