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Vi spiego la generazione Renzi. Parla il renziano D’Arrigo

Matteo Renzi è il simbolo di una generazione messa ai margini, massacrata dalle scelte politiche sbagliate fatte in passato, ma che è in campo e su questo campo vuole fare bene. Ecco il segreto della popolarità del nuovo presidente del Consiglio secondo Giacomo D’Arrigo, 37enne “orgogliosamente siciliano”, direttore generale dell’Agenzia nazionale giovani e vicepresidente della Fondazione Big Bang Sicilia.

GENERAZIONE ERASMUS
Renzi la chiama “generazione Erasmus” e D’Arrigo la spiega così: “Questa generazione ha dalla sua parte strumenti e occasioni che le altre non hanno mai avuto: l’euro in tasca, i voli low-cost, la possibilità di visitare, studiare o lavorare in una città europea. Strumenti e occasioni nuove che permettono ai più giovani non soltanto di dirsi ‘europei’ ma anche di esserlo nel concreto con tutti i vantaggi che ciò comporta per i singoli e per le comunità”.

L’ITALIA CAMBIATA DAI RAGAZZINI
È “l’Italia cambiata dai ragazzini”, come l’ha definita l’ex presidente di Anci giovani in un libro: “C’è una vasta platea di under35 che ha enormi responsabilità amministrative e gestionali e che media, partiti e istituzioni trascurano. Renzi non è che l’esponente più noto ma ce ne sono tantissimi. È la più grande esperienza di volontariato civile diffuso ed è questo che sta cambiando l’Italia. Prendersi cura della propria comunità, nell’amministrazione o nell’associazionismo, cambia non solo la singola realtà ma il Paese”.

ORA IL SUD, OLTRE GLI SLOGAN
Questa è la nuova marcia che serve ancora al Mezzogiorno. Così a D’Arrigo poco importa che Renzi non abbia citato il Sud nel suo intervento in Parlamento: “Finora le citazioni non hanno fatto fare passi avanti. Basta accusare gli altri di trascurarci, di non capirci. C’è una grande responsabilità da parte della classe dirigente locale per le condizioni in cui versa il Mezzogiorno. Tocca a noi ora metterci sulla strada dell’innovazione. Detto questo, dopo Treviso, invito il Presidente del Consiglio a fare un’iniziativa anche nel sud del Paese. Anche senza annunci, come ha fatto a Lampedusa e per la Terra dei fuochi nei mesi scorsi. Conta la sostanza”.

UNA NUOVA FORMA
E lo stesso si può dire di tutte le polemiche che il nuovo stile del presidente del Consiglio in Aula ha suscitato: “Anche in passato si è parlato di rottura del protocollo, penso per esempio ai jeans di Bettino Craxi. La forma riflette ovviamente la nuova cifra renziana che può piacere oppure no. Ma concentriamoci sui contenuti”, chiede il dirigente renziano.

LA SCOMMESSA
Di questi, il presidente dell’Agenzia giovani ha apprezzato soprattutto l’orizzonte che si è dato il nuovo premier: “Se con Letta e Monti l’idea era quella di affrontare un’emergenza provvisoria, ora la prospettiva è quasi l’intera legislatura e questo è un elemento di forza”. Anche la squadra di Renzi contribuisce all’idea di un cambio di passo, al di là delle critiche: “Siamo un Paese curioso – fa notare – se ci sono volti nuovi, manca esperienza. Se non ci sono, non c’è il ricambio generazionale di cui ha bisogno l’Italia. Io credo che la squadra sia in linea con il rinnovamento che Renzi ha portato in politica”.

GRILLINI E “DEMOCRAZIA”
Di rinnovamento invece non si può parlare per quanto riguarda Beppe Grillo e il M5S, protagonisti nelle ultime ore di espulsioni e lacerazioni. Questo il giudizio del vicepresidente della Fondazione Big Bang Sicilia: “Se sei fuori da una qualsiasi organizzazione solo perché dissenti dall’opinione del capo, il problema è grande quanto una casa. Detto ciò, penso più ai tanti elettori che hanno scelto il M5S per cambiare le cose e si sono ritrovati in un castello di “no” costruito dal rifiuto di portare idee e proposte a concretizzarsi. Vogliono davvero questo?”

LA MIGLIORE CARTA
Si dice spesso che Renzi rappresenti l’ultima ancora di salvezza per l’Italia. Per D’Arrigo è “sicuramente la migliore carta che abbiamo. Spero che l’Italia non sprechi l’occasione di giocarla”.



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