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Perché il web europeo di Merkel è l’ennesima ingerenza tedesca

La dichiarazione della Cancelliera Merkel sul web “europeo” connota tutta la contraddittorietà dell’attuale compagine politica dell’Unione.

Che la Germania ormai detti l’agenda della politica estera europea non credo desti più sorpresa. Sono i tempi della dichiarazione che sconcertano maggiormente. Avvengono alla fine dei colloqui bilaterali Germania-Russia dei ministri degli esteri Steinmeier e Lavrov sulla questione ucraina, ove le parti si sono delimitate le sfere d’influenza reciproche sulla situazione geopolitica, con l’annuncio da parte russa dell’invito alla creazione di un’area di libero scambio euroasiatica e l’individuazione dell’Ocse quale organizzazione che potrebbe gestire il processo di transizione democratico con un futuro governo di unità nazionale. Quindi, Germania e Russia hanno concertato la gestione dell’ Ucraina bilateralmente.

Non è finita qui. Der Spiegel ha già lanciato ieri la notizia che la Germania potrebbe attivare il suo controspionaggio contro gli alleati e che la messa in sicurezza della rete europea dovrebbe seguire quello che già Deutsche Telekom ha avviato nel Paese, un sistema di controllo intelligente delle comunicazioni digitali, tranne quelle verso estero.

L’invito offerto ad Hollande per discuterne già sabato dell’ipotesi di una rete europea disgiunta da quella atlantica con gli Usa, dopo lo scandalo Snowden, forse vuole essere un rifiuto della geopolitica transatlantica lanciata da Hagel e Kerry a Monaco. Non si comprende altrimenti l’impostazione che la politica estera tedesca sta cercando di imporre sia ai partner europei che agli alleati. Persino l’ingerenza sul nuovo governo italiano, l’invito alla fretta, denota una debolezza e un nervosismo senza ragione. Per comporre il governo Frau Merkel ci ha messo tre mesi, perché noi dovremmo affrettarci? Vorrebbe per caso che adottassimo i data software Siemens e Sap immediatamente e prima che arrivino gli euroscettici al Parlamento Europeo?

La sicurezza europea in ambito Nato ha offerto sino ad oggi garanzie totali. Il web è stato un turbo rivoluzionario per le economie europee e globali, gli scambi e la circolazione delle opinioni e dei capitali di cittadini e imprese. Perché questa rete europea viene chiesta adesso agli alleati come la Francia e non è stata prospettata quando nei programmi europei di sviluppo le infrastrutture e l’integrazione delle telecomunicazioni non sono state ammesse per l’opposizione proprio di Germania e Francia? Quando il governo Berlusconi chiese di adottare in Europa uno standard unico di trasmissioni digitali e delle telecomunicazioni, la costruzione di una rete europea interattiva e convergente tra Stati membri, venne subito stroncata. Tutt’ora le nazioni non hanno standard comuni e reti integrabili. Perché dovremmo partire nell’integrazione Ue dal web e non dall’istruzione, dalla fiscalità e dal mercato del lavoro?

La Germania ha fretta perché la Francia è stata dichiarata strategica alleata degli Usa durante l’ultima visita di Hollande a Washington o perché teme la stretta a tenaglia degli euroscettici in Francia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna e Italia, oltre al referendum svizzero che colpisce maggiormente i lavoratori transfughi tedeschi e quelli croati?
La Germania preferirebbe una balcanizzazione del web, cosi come sta pensando Microsoft di fare nei continenti per evitare condizionamenti geopolitici sui big data, oppure perché i Balcani non sono più disposti ad essere gestiti da burocrati europei e programmi di integrazione infiniti che incrementano la disoccupazione e la corruzione sistemica in Bosnia Herzegovina, Montenegro, Fyrom, Serbia e Kosovo, Albania?

Eppure l’avviso che nei Balcani ci fossero segnali preoccupanti di insofferenza sociale venne a fine gennaio da James Clapper, capo della National Intelligence. Non un articolo sui quotidiani europei, né dichiarazioni pubbliche della Baronessa Ashton e dei vari Schulz, Van Rompuy, Fule o Barroso, così come nessuna minaccia o preoccupazione è stata condivisa con i partner europei da parte tedesca o austriaca, mentre a Sarajevo e Podgorica, Prishtina e Skopje, la gente non ne può più della Ue.

Frau Merkel, i cittadini europei e quelli che lo diverranno a breve non temono ingerenze e né insicurezze virtuali, vorrebbero solo circolare liberamente, lavorare e crescere in un mondo libero da vincoli, confini e standard economici pseudo-democratici imposti da burocrati e politiche “improbabili” degli interessi nazionali dei singoli Stati.

Lei inizi a pensare insieme ai suoi colleghi europei all’avvio del Ttip e alla sua estensione al Csi e al Mediterraneo con tutti gli Stati dell’Unione, vedrà come le saremo grati tutti.


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