Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il punto di Sergio Soave apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
La crisi ucraina pare abbia colto impreparate le cancellerie europee, che infatti annaspano alla ricerca di una posizione comune che salvi la faccia sul piano diplomatico, evitando di assumere una responsabilità effettiva, che è al di fuori della portata dell’Unione europea, più che mai disunita.
L’ESEMPIO DELLA PRIMAVERA ARABA
Non è la prima volta che capita, basta pensare alle reazioni disordinate alla cosiddetta «primavera araba», nella quale però l’iniziativa di qualche potenza europea, a cominciare dalla Francia, seppure in sostanza sbagliata, esprimeva comunque una presenza. Il caso ucraino appare paradossale proprio perché l’adesione o almeno l’associazione all’Unione europea rappresentava il nodo dello scontro interno a quel paese, il che rende ancora più assurda l’inettitudine del grande partner.
UN DATO DI FATTO
Che gli interessi dei paesi europei siano differenti dipende dalla geografia e dalla collocazione delle reti degli oleodotti, il che non è uno scandalo ma semplicemente un dato di fatto. L’America, che ha una sostanziale indipendenza energetica e che comunque non è interessata al gas russo, può permettersi una linea di sfida al Cremlino (anch’essa per la verità più che altro retorica) che l’Europa segue solo a parole. D’altra parte l’Unione non ha uno strumento militare autonomo che possa contrapporsi a una invasione russa, quindi dovrebbe agire eventualmente nell’ambito della Nato, cioè in base alle direttive di Washington.
E UN INTERROGATIVO
Siccome le cose stanno così e tutti lo sanno benissimo, non si capisce perché l’Europa, dopo aver rifiutato di finanziare l’accordo di associazione con Kiev si sia fatta trascinare a sostenere i nazionalisti incappucciati che hanno fatto saltare la presidenza eletta provocando la prevedibile reazione russa, che può essere considerata spropositata ma certo non è priva di argomenti, a cominciare da quelli brutalmente militari che saranno odiosi ma sono oggettivamente pesanti.
IL DUPLICE PROTETTORATO SULL’UCRAINA
Fortunatamente l’interesse europeo a ricevere il gas russo equivale a quello russo a riceverne il pagamento, il che dovrebbe indurre le due parti a lavorare per una sorta di duplice protettorato sull’Ucraina, allo scopo di garantire la funzionalità dei gasdotti che la attraversano e che rappresentano l’unica ragione di interesse reale per quel paese. Può darsi che oltreoceano si accarezzi un altro disegno, un confronto più aspro con Mosca per far dimenticare le figuracce della diplomazia americana in Siria e in Iran, ma è difficile che si punti a qualcosa di più di una ritorsione economica, che però se non interviene sulle esportazioni energetiche, che per l’Europa restano vitali, finisce col non contare molto.