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8 marzo chi fa che cosa

Verso l’8 marzo? Noi ci andiamo ma senza stanca e logorata retorica e senza sfilate patetiche per dimostrare che esistono delle lobby che poi sono evidentemente e nate per fare carriera per poche delle loro finanziatrici e trattano le altre signore come fossero delle cameriere, senza quella generosità intelligente che fa della squadra valorizzata coinvolta e premiata la forza di un vero bene comune. Così le consigliere di parità insieme agli ispettori del lavoro, i consulenti del lavoro, le agenzie di intermediazione i centri per l’impiego, gli ordini professionali, le università insomma tutti “coloro che lavorano per il lavoro” domani 5 marzo a Modena, Bari, Roma radunano le loro forze e spalancando le aule delle università organizzando insieme – questa è la loro forza! – una mattinata a disposizione delle donne e dei giovani che vogliono incontrare il mercato del lavoro, comprenderne le difficoltà e magari le opportunità.

PRIMA DI TUTTO IL LAVORO questo è il nostro messaggio forte e chiaro speso sui territori, cercando e trovando alleati e alleate per aiutare concretamente tutte coloro che cercano una speranza in una occupazione. Altrochè le passerelle mediatiche le testimonianze televisive di una due giorni di spettacolo in una location nata per ospitare la musica ma che dovrebbe aiutare non si capisce chi. A Tarantola, Presidente della Rai animatrice di questa due giorni, raccomando in maniera forte e chiara di non esibire i muscoli del potere ma umilmente e costruttivamente fare squadra con chi il diritto del lavoro lo conosce e lo mette in pratica e non le lobby finanziatrici poiché tra la donna delle fiction e la donna dirigente in Italia c’è la maggior parte delle donne che lavorano o vogliono lavorare. Ma veniamo ancora a parlare di economia e seriamente ancora una volta di Banca d’Italia sulla quale abbiamo già scritto ben 3 volte con lungimirante chiarezza e ritroviamo su queste pagine (volendo rifare la storia delle nostre giuste considerazioni). Sulle quote BANKITALIA e i dubbi Ue sulle riserve “ricostruite” i giornali dedicano (chissà perché?) poche righe e in fondo a destra. Ma la verità sta venendo fuori. Altrochè richieste di informazioni dalla UE a Roma sui lingotti d’oro dei cittadini italiani che come patrimonio lo Stato dovrebbe tenere a disposizione per appunto i cittadini e le banche socie, poiché la protezione delle riserve serve per la stabilità del sistema finanziario e dell’eurozona. Per legge dunque le banche private possono disporre dei nostri risparmi nazionali, ma Almunia, Commissario Europeo, dice giustamente quello che avevamo sollevato noi da queste pagine: e cioè che l’operazione di ricapitalizzazione di Banca Italia si configura come aiuti di Stato alle imprese (le banche private sono imprese!). I titoli di credito infatti acquistati dalle Banche private per la rivalutazione delle quote compiuta non più di un mese fa ha dato diritto alle banche private ad accedere ad una parte del patrimonio, distribuendo dunque le azioni non al tesoro titolare del patrimonio ma alle banche private. La Commissione Europea dunque tiene la questione sotto lente di ingrandimento e noi per l’ennesima volta sembriamo dei pasticcioni da commissariare. Brutta storia.



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