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Benvenuti alla bislacca guerriglia del sindaco Marino contro Acea

Il Prof. Ignazio R. Marino, così si firma, ha sentenziato: via tutto, o quasi, il vertice di una società quotata in Borsa.

Ebbene sì, il sindaco di Roma ha deciso: la politica, dunque il primo cittadino della Capitale, vuole fare un bel repulisti in Acea. E gli altri azionisti? E Piazza Affari? Me ne frego, deve aver pensato il Prof. Ignazio R. Marino. Il podestà, pardon, il sindaco, sono io, il Prof. Ignazio R. Marino, e sulla (ex) municipalizzata decido io, anche se il Comune ha “solo” il 51% per cento.

Il Prof. Ignazio R. Marino, quello che “la politica si è intromessa troppo e dappertutto”, ha cambiato registro. Avanti tutta, ora, con la politica. Che, forse, è una vecchia politica.

Ma qual è il vero obiettivo del Prof? Aumentare l’efficienza dell’azienda? Ridurre i costi, visto che vuole tagliare pure il numero dei componenti il consiglio di amministrazione? Così pare. Eppure, nella lettera con cui chiede la convocazione dell’assemblea della società energetica e idrica quotata a Piazza Affari, gli obiettivi non sono chiari, anzi non sono proprio esplicitati.

Dunque si va per supposizioni. Le ipotesi di fonte politica sono le seguenti: il Prof. punta in particolare a sostituire il presidente Giancarlo Cremonesi, ritenuto ancora di stretta osservanza alemanniana. E l’amministratore delegato? Paolo Gallo ebbe anche il consenso dei soci privati italiani (Caltagirone) ed esteri (la francese Gdf).

Gli analisti in questi giorni hanno ricordato qualche numerino. Quando è arrivato Gallo, il titolo Acea veleggiava a circa 3,7 euro, ora è intorno ai 9,5, dunque oltre gli 8,5 della quotazione. Inoltre S&P’s e Moody’s hanno recentemente rivisto l’outlook di Acea da negativo a stabile.

Si dirà: la Borsa e i rating non sono tutto. Giusto. Però la mossa rottamatoria del Prof. andrebbe meglio spiegata. Anche perché nello stesso Pd, il partito che ha sostenuto Marino, la sortita del sindaco non trova solo consensi, anzi.

Non solo. L’intenzione chirurgica del chirurgo prestato alla politica arriva proprio quando il decreto Salva Roma impone all’amministrazione capitolina di riorganizzare, ristrutturare e razionalizzare le municipalizzate. E il Prof. – guarda caso – inizia dall’unica controllata che garantisce dividendi alle casse capitoline. La cedola staccata per il Comune sul 2013 è stata di 36,2 milioni di euro e l’operazione è stata gestita in primis da Gallo e dall’assessore al Bilancio, Daniela Morgante (nell’atarassia, si dice, del primo cittadino). Un importo, peraltro, determinante visto il rischio default del Campidoglio.

Quindi, evidentemente, la mossa è tutta politica. Bel paradosso per un tecnico. Anzi per un Prof. Con la p maiuscola.


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