Un paio di settimane di girovagate all’estero, dalla Catalogna agli Emirati con l’immancabile Londra, unendo – come si sul dire – l’utile delle questioni lavorative al dilettevole piacere di prendersi tempo per se stessi, inducono la mente ad una sorta di sereno distacco nell’osservare le italiche faccende della vita pubblica ed istituzionale che solo l’essere al di fuori dei confini nazionali può portare. Peraltro, si può godere della fortuna e del privilegio di poter incontrare persone di culture e provenienze differenti, alcuni connazionali e ci si ritrova liberi di far chiacchierare su tutto e di più per quanto riguarda i reciproci paesi di origine e, in particolare per quanto riguarda il Belpaese, su alcuni stereotipi, le molte contraddizioni e le sue altrettante opportunità ancora purtroppo inespresse.
Capita in una taberna di conoscere un cuoco italiano di 24 anni che vive e lavora da quattro nel villaggio catalano di Dalì, felice della sua scelta e scoprirlo decisamente critico nei confronti dei suoi coetanei che incontra quando gli capita di tornare a far visita ai genitori. Tra un bicchiere di sangria ed un assaggio della sua pasta fatta in casa – sulla quale sollevo qualche critica prontamente e giustamente smontata dall’interessato perché, fa notare, la ricetta è legata all’esigenza di soddisfare i gusti dei suoi principali clienti che sono francesi e spagnoli.. domanda/offerta – mi svela di non mostrare una generale simpatia per quelli che ritrova a lamentarsi al bar del suo paese d’origine. Ogni volta la domanda che si pone tornando al suo lavoro è sempre la stessa: cosa aspettano ad andarsene? D’altronde – è un fiume in piena – nel suo caso una vacanza si è tramutata in una opportunità di lavoro, in una nuova vita: se non molli gli ormeggi a vent’anni, spinto dalla curiosità, la voglia di conoscere o perché no, dallo stato di bisogno, quando mai lo farai?
Certo – pensavo – è difficile non considerare la combinazione di circostanze fortuite che lo hanno accompagnato. Si rischia di banalizzare la questione della disoccupazione giovanile riconducendone la responsabilità ad una sorte di pavida attesa rispetto a poche concrete opportunità che la contingente situazione offre. Tuttavia, mentre lo ascoltavo, guardavo una certa signora inglese parlare al telefono con sua figlia in Italia: anche quella dottoressa inglese vent’anni fa, spinta dal cuore e non certo dalla ragione, fece una scelta simile, lasciando un lavoro appena ottenuto dopo la laurea per iniziarne uno in Italia, senza conoscere la lingua e nemmeno gli usi e costumi che oggi ama così tanto, seppur rimane a volte basita di fronte all’indubbia maestria che noi italiani dimostriamo nel promuovere i nostri difetti a scapito dei pregi.
Quindi, attenzione a non confondere prospettive con opportunità: possono anche coesistere entro i medesimi confini di un Paese, ma non è certo un assioma, ovvero mi auguro che i nostri giovani abbiano ben chiaro che la loro fortuna dei vent’anni è soprattutto in una prospettiva può benissimo trovare l’opportunità di essere realizzata anche fuori dai confini natii.
Succede poi in un hotel di Abu Dhabi, durante una mite serata di fronte ad un mare invitante alle ciacole e alla shisha, che uno dei tuoi ospiti emiratini, memore della recente visita da quelle parti di un premier italiano di nome Letta e nel contempo all’oscuro degli ultimi avvenimenti, esordisca con un “Silvio Berlusconi? He’s back to the government!?” non appena accenni agli avvicendamenti.
Allora, se da una parte non è semplice fare ordine nella cronaca, dall’altra risulta assai più difficile far comprendere come il nuovo premier sia dello stesso partito politico del precedente e, non essendo l’Italia una monarchia dinastica – quindi non imputabili a successione diretta – quali ne siano state le ragioni di fondo. Rasenta quasi la sensazione di imbarazzo il dover prima individuare per poi far loro intendere senza rischiare di creare ulteriore confusione, le simpatie del più noto Berlusconi verso il pressoché sconosciuto Renzi, non essendo possibile catalogarlo tra quelli che nella percezione di chi vive ovviamente con un certo distacco le nostre vicende nazionali, vedono come antagonisti del Cavaliere, i comunisti. Curioso che poi mi ritrovo a narrare di intese riformiste tra Berlusconi e Renzi accorgendomi, mentre parlo, che sto insinuando una sorta di identificazione dei due in una comune visione pur essendo leaders di partiti politici avversari che per anni si sono fronteggiati duramente, quindi mi fermo per non dover spiegare loro il perché non siano dalla stessa parte… e mi rendo conto che sarebbe impossibile spiegare ciò che tu stesso non riesci ancora a decifrare fino in fondo. Ne esco alla grande con un “Evviva Sua Altezza Illuminata lo Sceicco Khalifa, siete fortunati: è tutto più semplice”.
Infine a Londra, una due giorni di toccata e fuga in quella che oramai a volte mi confonde facendomi credere di essermi svegliato in Brianza e.. poi vedo dalla finestra il Tamigi e la zona dei Docks che crescono a vista d’occhio come i prezzi delle sue case. Raccontavo in un precedente scritto dell’italiano a capo del mio staff londinese, il quale ha voluto introdurmi un giovane di origine indiana che non avevo ancora avuto modo conoscere essendo egli entrato da pochi giorni a far parte del gruppo londinese. Dopo essersi laureato a Mumbai, ha preferito lasciare l’India per realizzare la sua conoscenza delle abitudini e della mentalità del vecchio Continente, ha lavorato come cameriere mentre inviava il suo profilo a tutta Londra, fatto colloqui, infine ha deciso di venire con noi. La sua prospettiva è quella di acquisire competenze ed esperienza che possano un domani diventare opportunità nel suo Paese o altrove, non importa. Magari anche in Italia che, mi ha confessato quando gli ho posto la domanda diretta, non conosce e non ha mai visto, ma di cui ha letto molto negli ultimi giorni sapendo che mi avrebbe dovuto incontrare e per non rischiare di offendermi con la sua ignoranza. Già, questa era stata la sua preoccupazione, mentre congedandolo, si scusava per il suo inglese condito dall’immancabile accento, notoriamente difficile da comprendere persino dai sudditi di Sua Maestà, immaginate per un milanese.
Ambizione, curiosità, disponibilità al sacrificio e sentirsi cittadini del mondo: ingredienti giovanili di una ricetta indiana, comuni ad una cinese sperimentata qualche tempo fa: mi auguro non manchino in quella nostrana della dieta mediterranea: nel caso, sarebbe utile provvedere ed integrare.