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Aspettiamo con fiducia i risultati di Renzi

Non c’è dubbio al primo appuntamento con il timer della sua agenda, Renzi – il tonico premier – c’è arrivato e dunque se pur con vari mal di pancia l’Italicum è passato alla Camera con il peccato mortale della NON equità di genere e  on una Democrazia paritaria negata.

Il secondo scatto di reni e quindi il decreto del 12 us ha segnato una secca ammissione (“non ce l’abbiamo fatta”, riferito al taglio del cuneo giá da aprile), e con una lista di  “pagheró”. Impegni importanti in euroni: rimborso dei debiti Pa, riduzione del costo del lavoro, taglio dell’Irap e sgravi alle imprese che prevedono 90 miliardi di euro, di cui essendo già nel cassetto, una piccola parte si possono spendere subito nel piano casa e fondi per l’edilizia scolatica, prevenzione minima del dissesto idrologico.

Abbiamo apprezzato senza dubbio l’impostazione del decreto che stiamo comunque studiando attentamente, poiché Renzi ha delineato ”misure irreversibili” per milioni di italiani, provvedimenti che per il momento sono sicuramente nero su bianco ma di cui dobbiamo capire come trovare le coperture economiche per realizzarli.

Dunque il taglio secco da 1000 euro all’anno in busta paga per i lavoratori con redditi inferiori ai 25000 euro, forse (ma non abbiamo capito bene se sono 3 o 7 miliardi dalla spending review)  minori spese per interessi rispetto al livello di spread, 250, previsto per quest’anno, che potrebbe portare oltre 2 miliardi con un differenziale a 200 punti.

E poi ancora almeno 6 miliardi utilizzabili, grazie al margine di movimento teoricamente garantito dallo 0,4% di spesa che si potrebbe utilizzare restando entro il 3% del rapporto deficit/pil. Padoan l’ombroso Ministro ha assicurato che ci saranno tagli di imposte finanziati da tagli di spesa permanente ma questo sarà a regime, ma partire dall’anno prossimo.

Per quest’anno invece c’è una situazione di transizione per finanziarla si utilizzeranno i margini dell’indebitamento nel modo più parsimonioso possibile, perché il rispetto del vincolo di deficit eccessivo é fondamentale per noi.

Ma noi sappiamo bene che l’utilizzo di questo margine non sarà automatico, e andrà negoziato con l’Europa, e come ha detto Padoan “dovrà essere giustificato da aggiustamenti permanenti”. Di qui la consapevolezza che con l’Europa ma soprattutto in casa nostra la questione non è chiara: infatti se quest’anno il taglio del cuneo è coperto per 3 miliardi dalla spending review di Cottarelli, e per il resto (quanto?) dal margine sul deficit, non è scontato poiché la UE non è morbida.

Così come per il rimborso dei debiti della PA: una delega invece del decreto e dunque ancora tempo tempo tempo anche se pare si possano sbloccare i famosi 68 miliardi dice Renzi entro luglio con  il ruolo di banche e Cassa depositi e prestiti essendo intermediari e protetti dal credito.

C’è poi il  pacchetto di misure a favore delle imprese, con il taglio del 10% dell’Irap, finanziato con l’innalzamento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie, Bot esclusi, compreso un taglio del 10% del costo dell’energia.

Sul lavoro nel decreto c’è l’eliminazione la causalità per i contratti a termine e una maggiore flessibilità nell’utilizzo del contratto di apprendistato. Invece, il  contratto a tutele crescenti, le forme contrattuali snellite, l’introduzione del sussidio unico di disoccupazione con la cancellazione della cassa in deroga, la tutela delle donne in maternità, la conciliazione tempo di vita e di lavoro legata alla produttività sono   in un disegno di legge delega che finirà, ha spiegato il premier, “nella mani del Parlamento”. E dunque aspettiamo fiduciose….

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