In questi anni abbiamo assistito ad una trasformazione radicale del modo di intendere la comunicazione politica, ma soprattutto è mutato il modo di fare politica. Siamo passati dalle folle oceaniche nelle piazze con i discorsi del Leader, alla galassia di unità isolate davanti alla TV che ascoltano dichiarazioni flash di questo e quel politico.
Il vizio della dichiarazione, e del comunicato semplice ad effetto, è figlio della logica televisiva e pubblicitaria a cui ci siamo ormai abituati. Con Twitter siamo riusciti a fare ancora di più (o peggio?) limitando le dichiarazioni ad appena 140 caratteri, spazi inclusi.
Con Berlusconi abbiamo assistito alla vera grande rivoluzione comunicativa in politica, con la trasposizione dello spettacolo leggero, scenico e a volte trash, nell’ambito della sfera pubblica, nelle istituzioni e nei confronti. Pagliacci, ballerine, spogliarelliste, show-men e show-girls, imbonitori, maghi e truffatori, tutti insieme seduti sui banchi del Governo e tra gli scranni del Parlamento.
Oggi, malgrado la caduta “simbolica” e per lo più “teorica” di Mr B., questa modalità di intendere la comunicazione politica e la Politica stessa, è divenuta la “norma“.
Il nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha esordito alla Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno, si è rifatto un’identità ad Amici di Maria de Filippi ed oggi riproduce C’è Posta per Te anche nelle attività del Governo.
Questo articolo vuol essere solo un po’ polemico, un po’ ironico, un po’ leggero. Però, devo dire seriamente che non mi piace affatto che l’attività di Governo venga sovrapposta allo spettacolo delle 16 del Pomeriggio, né che temi seri vengano gettati qua e là alla rinfusa. Un Presidente del Consiglio ascolta tutti, certo, ma le idee le deve proporre non deve farsele dare, le proposte le ragiona e le misura con conti economici dettagliati e poi le discute.
La lettera che Renzi “sindaco” (però, basta con questa schizofrenia! Adesso sei Presidente del Consiglio, se ti piaceva fare il Sindaco avevi a restare a Firenze!) manda agli altri sindaci è un po’ ridicola (perdonatemi) e un po’ banale:
“Vi chiedo di scegliere all’interno del vostro Comune un edificio scolastico. Di inviarci entro il 15 marzo una nota molto sintetica sullo stato dell’arte. Non vi chiediamo progetti esecutivi o dettagliati: ci occorre – per il momento – l’indicazione della scuola, il valore dell’intervento, le modalità di finanziamento che avete previsto, la tempistica di realizzazione. Semplice e operativo come sanno essere i Sindaci.
Noi cercheremo nei successivi quindici giorni di individuare le strade per semplificare le procedure di gara, che come sapete sono spesso causa di lunghe attese burocratiche, e per liberare fondi dal computo del patto di stabilità interna.
Ma è fondamentale che nel giro di poche ore arrivino da voi – all’email sindaci@governo.it che abbiamo appositamente aperto – una sintetica nota sull’individuazione di un edificio scolastico – uno – che riteniate la priorità del Vostro comune”.
Mi viene da dire: ma stai scherzando?
Non è una lotteria, non è un gioco né un quiz-show. E tanto meno un format televisivo in stile “C’è posta per te”. Questa semplificazione delle cose sminuisce il valore stesso dell’iniziativa, che sarebbe stata dignitosa e lodevole, se la modalità di esecuzione fosse stata di tutt’altro genere: per esempio chiedendo progetti precisi e seri di investimenti, ristrutturazione e riassestamento degli edifici scolastici bisognosi (tutti! non uno qualsiasi).
Ultima nota dolente: la foto ricorda la firma del contratto con gli italiani di Berlusconi da Vespa.
Ma non doveva essere un #cambiaverso ? Ma la rivoluzione dove sta?
Stop! Rifacciamo la scena da capo!