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Che cosa serve all’Europa e agli Usa per contrastare la strategia imperiale di Putin

daghestan

La crisi ucraina dimostra ancora una volta la debolezza della Ue. Non ha una politica estera e questo si sa, ma non ha nemmeno una politica per quel che riguarda i propri confini: lo si è già visto a sud con la Siria, l’Egitto, la Libia, o con la questione turca, ora lo si vede anche a est.

LE DIVERGENZE TRA STATI EUROPEI

Inghilterra e Francia manifestano un ridicolo bellicismo che ha provocato disastri in Nord Africa, non c’è nulla di peggio che il ruggito del topo soprattutto quando si pensa ancora un leone. La Germania mostra maggior saggezza, ma sostanzialmente tattica: la prudenza non è una strategia geopolitica. Questa debolezza è ancora peggiore se si considerano variabili i confini della Ue. E lo scenario si fa più fosco perché l’incerto Obama non offre una chiara sponda americana.

EUROPA CONFUSA DOPO LA CADUTA DEL MURO

La questione dei confini orientali coincide con la questione russa. E qui l’Europa, dopo la caduta del muro di Berlino è apparsa confusa e stupida. Germania e Italia hanno accettato una dipendenza energetica che ne limita oggettivamente la loro sovranità (altro che l’euro) e questo si è rivelato un errore strategico. Tanto più che si è trasformato subito in un scambio ineguale, senza reciprocità (altro che le lamentele sulle magliette cinesi).

LA POSIZIONE DI FRANCIA E INGHILTERRA

In Francia si agitano tardi epigoni dannunziani, ma l’unica visione strategica resta quella del generale de Gaulle, l’Europa dall’Atlantico agli Urali, che nessuno ha il coraggio di riesumare anche perché la globalizzazione spinge sempre più la Russia verso il Pacifico. Quanto agli inglesi, non si sono ripresi dalla sindrome di Balaklava.

LE VERE MIRE DI PUTIN

La Russia di Putin è figlia degli errori commessi anche dall’Europa con la Russia di Eltsin. Ma quel che sta avvenendo oggi non è come molti scrivono il ritorno dello zar e del suo impero. No, è qualcosa di diverso per quanto confuso. Putin coltiva l’idea di un colosso euro-asiatico che compete con l’America e con la Cina. Per aumentare il suo potere contrattuale di volta in volta sfida o si allea con l’una e con l’altra.

STRATEGIA AMBIZIOSA E FRAGILITA’ ECONOMICA

Una strategia ambiziosa e pericolosa, ma che potremmo chiamare imperiale nell’era della globalizzazione. Per questo ha bisogno di fissare un limite ai suoi confini sia quelli europei sia quelli asiatici. La fragilità economica che in un Paese occidentale sconsiglierebbe di perseguire una tale iperbolica proiezione, in Russia agisce da incentivo nazionalistico. Non solo, la rivoluzione energetica americana (lo shale e il cracking) spinge Putin ad accelerare la creazione della fortezza russa.

CHE COSA SERVE AGLI USA

Se questo è vero, allora all’Europa occorre un nuovo Metternich e agli Usa un Kissinger più giovane. Cioè un diplomatico che parta dall’idea che il mondo attuale non è uniforme, ma diviso in placche tettoniche trascinate dal mare della globalizzazione; per evitare che collidano, occorre consolidarle ed equilibrarle. Insomma un balance of power della nuova era, sostenuto da alcuni principi fondamentali, perseguiti con realismo.

COME PREMERE SULLA RUSSIA

Bisogna togliere alla Russia l’ossessione di essere accerchiata, ottenendo in cambio una chiara definizione dei suoi limiti geografici, politici, strategici. La Crimea non è un fatto compiuto, ma, pur accettando che le pretese di Mosca siano fondate, va messa sul tavolo della trattativa. E qui si può far leva sulla debolezza economica della Russia, facendo capire a Putin che i mercati mondiali potrebbero riportare il paese ai tempi di Eltsin.

UN FRUTTUOSO PIANO PER L’UCRAINA

Occorre offrire al’Ucraina una prospettiva, una special relationship con la Ue (con sostegno americano) come è successo con i Paesi baltici, chiedendo in cambio democrazia, risanamento economico, isolamento delle spinte antidemocratiche. Pronti a chiedere una conferenza internazionale sotto egida Onu nel caso in cui diventasse inevitabile la divisione del Paese.

UN CONCERTO FRA POTENZE

Dalle guerre di Jugoslavia in poi è chiaro che tutti i confini d’Europa sono precari (e Tony Judt nel suo Dopoguerra ha dimostrato quanto siano falsi in particolare i confini centro-orientali), il problema è gestire i processi in modo pacifico, negoziato e consensuale (il più possibile). Lo stato nazione è un modello, spesso artificioso, del passato, l’Impero una pericolosa illusione, non resta che la confederazione nel concerto delle grandi potenze.

Stefano Cingolani


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