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Le convergenze poco parallele tra Pechino e Mosca sulla crisi ucraina

Nella crisi ucraina la dirigenza cinese sembra tenersi in equilibrio tra i rapporti che la legano a Mosca, su cui contano le forniture di gas (relazioni ravvivate all’inizio di febbraio dall’incontro tra Vladimir Putin e Xi Jinping volato a Sochi per l’inaugurazione dei Giochi invernali), gli interessi con Kiev e l’aderenza ai propri capisaldi in politica estera, in particolare a quello di non interferenza.

UNA SOLUZIONE POLITICA
Ancora ieri Pechino esortava russi e ucraini a trovare una soluzione politica alla crisi. “La Cina è ferma nel rispetto del principio di non interferenza nelle vicende interne agli altri Paesi e nel rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità dell’Ucraina”, ha detto ieri l’ambasciatore cinese all’Onu, Liu Jieyi. Principi che la dirigenza di Pechino rimarca quando in gioco sono i propri interessi o quando si tratta di questioni che la riguardano da vicino come le cause tibetana e uigura o i rapporti con Taiwan. Allo stesso tempo, ha però aggiunto il rappresentante al Palazzo di Vetro, la Cina preme affinché “siano salvaguardati i diritti e gli interessi di tutte le comunità etniche dell’Ucraina”.

DICHIARAZIONI DA INTERPRETARE
Segue una frase descritta da molti osservatori come fumosa. “Ci sono determinate ragioni se la situazione nel Paese è come si presenta oggi”, ha spiegato senza tuttavia entrare nei dettagli e nel tenersi così neutrale, come sottolineato anche dall’agenzia ufficiale Xinhua. Parole che ricalcano testualmente quanto detto dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, in un comunicato rilasciato domenica.

I COLLOQUI TRA RUSSIA E CINA
Sempre ieri il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, riferiva di un colloquio telefonico con la sua controparte cinese, Wang Yi e della visione condivisa di Mosca e Pechino sulla situazione ucraina e sugli sviluppi. Una posizione che si può leggere in un commento sulla Xinhua, che definisce comprensibile la preoccupazione di Putin di proteggere i russi e la popolazione che parla russo in Ucraina. Nello stesso pezzo, l’articolista Lu Yu non rinuncia inoltre a sottolineare la necessità che gli occidentali abbandonino “la mentalità da Guerra Fredda”, ossia uno degli argomenti sollevati quando le tensioni e le divergenze oppongono cinesi e statunitensi.

TEMI SENSIBILI
La vicenda ucraina, d’altra parte, porta con sé temi sensibili anche per la dirigenza di Pechino: quello dell’integrità territoriale, ad esempio, o l’ipotesi che un movimento di piazza, magari sostenuto e finanziato dall’estero, possa raccogliere un’adesione tale da mettere in discussione la legittimità del potere del Partito comunista.

IL RUOLO DI MOSCA
L’agenzia di Stato cinese consiglia inoltre di tenere a mente il ruolo che Mosca può giocare nel risolvere la crisi e tiene presenti i legami storici, culturali ed economici. Per il Global Times, costola del Quotidiano del popolo spesso su posizioni più nazionaliste, quanto sta accadendo in Ucraina è la dimostrazione che nell’arena politica internazionale i principi sono decisi dalle posizioni di forza. In questo contesto, aggiunge il tabloid, “la Casa Bianca è sembrata uno zerbino, non ha tenuto il solito atteggiamento che incute reverenza”. Questo, continua, perché Obama non ha avuto il coraggio di prendere azioni reali, ma solo annunciare sanzioni che non significano niente per Mosca.

I RAPPORTI TRA PECHINO E KIEV
Sullo sfondo della vicenda ci sono poi rapporti tra Cina e Kiev. Ancora qualche mese fa a fare notizia era l’affitto di ettari di terreni ucraini da sfruttare per coltivare grano e allevare maiali, per poi vendere i prodotti a prezzi preferenziali a due società statali cinesi. Come ricorda Cecilia Attanasio Ghezzi su China Files, l’Ucraina è inoltre il quarto esportatore d’armi e l’unica, almeno al momento, portaerei cinese, la Liaoning, è in realtà un mezzo di produzione ucraina.

IL MESSAGGIO SOTTINTESO
In questo contesto le dichiarazioni di Pechino sono “comunicati che nessuno capisce”, sottolinea il professor Niu Jun, esperto di politica internazionale dell’Università di Pechino, citato dall’agenzia France Presse. Il loro vero significato, spiega, è che la Cina non condivide ciò che ha fatto la Russia e non sostiene un’invasione militare.

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