“Quando al tavolo di poker dopo la prima mezz’ora non hai ancora capito chi è il pollo, vuol dire che il pollo sei tu…”
(Tom Amarillo Slim, campione mondiale di poker)
Se per creare occupazione bastasse modificare le regole del mercato del lavoro, la disoccupazione non esisterebbe! Può sembrare una futile provocazione, ma in realtà è qualcosa che dobbiamo tenere bene a mente per evitare il rischio, concretissimo, di trovarci nei prossimi anni in una situazione di jobless recovery.
Non voglio entrare nelle polemiche parlamentari di giornata su decreto Poletti e riforma dell’apprendistato, anni di prova e numero di rinnovi contrattuali possibili. Anche se non posso fare a meno di ricordare come quel decreto dimentichi totalmente 3 milioni e mezzo di giovani professionisti.
Quello su cui non mi stancherò di insistere è però che per creare lavoro – lavoro tout court, senza distinzioni tra dipendente, autonomo o imprenditoriale – occorre un progetto di sistema che tenga insieme regole contrattuali e sistema di formazione, investimenti in tecnologia e revisione fiscale.
A cominciare dalla rimodulazione della base imponibile dell’IRAP – oggi parametrata sul numero dei dipendenti di un’azienda – che in questo momento rappresenta un potentissimo freno alle assunzioni, indipendentemente dal bisogno che le imprese possano avere di nuovo personale.
In tema di sviluppo tecnologico, proprio ieri l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia sull’internet superveloce per tutti, giudicando il nostro Paese in ritardo negli investimenti e anche nell’utilizzo degli stessi fondi UE.
E ancora, in un’intervista sempre di ieri, il Ministro Giannini afferma di volersi ispirare alla Germania sulle scuole tecniche e professionali perché “danno lavoro”, promettendo di aprirne di nuove legate al turismo e ai beni culturali. Vorrei dire, non sia timida, signora Ministro, cultura e turismo possono essere la prima industria in Italia, metta questo progetto al centro del suo segretariato, convogli su questo risorse e consenso.
Come si vede, tanti sono gli elementi che devono concorrere a creare una nuova stagione del lavoro in Italia, organizzati in interventi “Verticali” e “orizzontali”. È un compito impegnativo, e non necessariamente darà risultati nel breve periodo, ma non possiamo dimenticare che il lavoro è la vera, grande priorità nazionale e che è attraverso la promozione professionale dei nostri giovani che passa la vera sfida del futuro. Da vincere.