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Daniela Di Benedetto, un’italiana a Monaco!

Daniela Di Benedetto ha 39 anni, siciliana madre di due bambini, laureata in scienze statistiche ed economiche, dottorato con borsa di studio in statistica computazionale e analisi dei dati all’Università Federico II di Napoli. Approda in Germania nel 2001 come ricercatrice all’Università di Augusta, con la vita in una valigia e senza parlare una sola parola di tedesco. Oggi è candidata nella lista dell’SPD di Monaco per le elezioni comunali che si terranno in Baviera il prossimo 16 marzo.

La prima domanda che vorrei farti è da quanto tempo fai politica? E perché hai deciso di dedicarti a quest’attività?

Faccio politica se vogliamo da sempre. Da quando avevo 6 anni facevo parte dell’AGESCI l’associazione Guide e Scout cattolici italiani, di cui sono diventata capo 15 anni dopo. Lì ho imparato l’importanza del servizio, della comunità e dell’impegno politico come tentativo di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. In me è abbastanza presto avvenuta anche una scelta “partitica”. Ho sempre avuto in me un forte senso di giustizia e di desiderio di impegnarmi per i più deboli, essere forte per chi non riusciva ad esserlo. Inoltre vengo da una famiglia in cui i valori dell’uguaglianza sociale, dei diritti umani, della democrazia, della legalità e della Resistenza hanno svolto e svolgono un ruolo fondamentale. Ecco, a 15 anni credo, in seguito alle discussioni intorno alla caduta del muro di Berlino, la svolta della Bolognina di essermi scoperta socialdemocratica in senso europeo. Alcuni anni dopo ho fatto la prima tessera della Sinistra Giovanile.

Sei una madre, una donna in carriera: come fai a conciliare tutto?

I bambini hanno due genitori, e mio marito è un genitore molto presente. La nostra famiglia si regge sulla collaborazione di tutti. Anche mia figlia di 5 anni è orgogliosa quando può aiutare. Il bambino di 10 mesi è ancora piccolo ma ci sarà spazio anche per lui. Sono una donna ed una lavoratrice consapevole del proprio ruolo e dei propri doveri ma anche con una certa capacità di delega.

Le difficoltà che riscontri, se ci sono, sono le stesse che ci sarebbero in Italia? La questione femminile e la questione maschile, in cosa differiscono qua rispetto all’Italia, secondo te?

Le difficoltà sono probabilmente diverse. Sono diventata madre e Lavoratrice in Germania quindi mi è difficile rispondere per l’Italia, anche se mi riesce difficile immaginare che in Italia si rimproverino con ossessione le mamme che tornano a lavorare. Penso che su certe cose e sulla questione delle donne lavoratrici in Italia ci sia maggiore apertura. D’altro canto in Italia c’è maggiore supporto da parte delle famiglie allargate a fronte di una infrastruttura carente.

In Germania si discute più che in Italia di parità di genere anche se per naturale tendenza i tedeschi finiscono con il creare dei gruppi femminili paralleli. In Italia donne e uomini trascorrono più tempo insieme e le famiglie trascorrono più tempo con chi una famiglia non ce l’ha.

A Monaco sei candidata alle elezioni comunali assieme alla SPD. Raccontaci di questa esperienza.

Amo la politica ma prima di essere candidata per la prima volta nel 2008 non pensavo di potere amare anche la campagna elettorale. Mi sono sempre proposta al mio partito prima della nomina a candidata e all’elettore durante la campagna elettorale solo per quello che sono e che so o che penso di fare. Questo mi permette di instaurare un rapporto più schietto con i compagni di strada e con gli elettori.

Come è fare campagna elettorale con i tedeschi? Che differenze ci sono con l’Italia?

Le campagne elettorali tedesche secondo me sono studiate meglio, i partiti in generale pongono delle regole e delle “cornici” piuttosto rigide per tutti i candidati, per cui alla fine si può dire che in Germania abbiamo più o meno tutti la stessa possibilità di finanziare una campagna elettorale decente, mentre in Italia chi ha più soldi arriva meglio al pubblico.

Quali sono i principali temi su cui stai basando la tua campagna elettorale?

In primo luogo l’ascolto degli elettori, con una campagna con la quale ho lanciato la mia candidatura: delle cartoline in cui ciascuno poteva dare il proprio contributo.

E a chi ti rivolgi?

Il senso principale della mia campagna è la sollecitazione della partecipazione e della comunità italiana.Tra gli Italiani di Monaco ma non solo, ci sono seri problemi legati all’informazione; agli alloggi; all’inserimento e ri-inserimento (dopo un periodo di disoccupazione) nel mondo del lavoro; povertà di ritorno; pari opportunità ed inserimento dei bambini in strutture scolastiche e prescolastiche a tempo pieno; arte, cultura e ricerca. Sono inoltre convinta che una buona amministrazione comunale vada di pari passo con una nuova lettura del ruolo e della forza dell’Europa: più Europa a Monaco!

Come italiana all’estero, come hai vissuto il distacco dal tuo paese d’origine e come è stato integrarsi a Monaco? Quali sono state le difficoltà maggiori che hai riscontrato?

Sicuramente la lingua, trovare casa, confrontarmi con un altro modo di essere donna. Qui mi sono sentita a lungo meno libera finché semplicemente non ho ripreso a fare di testa mia.

Pensi che queste difficoltà siano le stesse per chi arriva oggi dall’Italia o da altri paesi?

Si penso che siano difficoltà abbastanza comuni.

Ci sono molti italiani anche a Monaco, soprattutto giovani in cerca di lavoro. Cosa ti senti di dire a queste persone?

Che senza parlare tedesco è difficile trovare lavoro e che è difficilissimo trovare casa se non si è inseriti.

Un’ultima cosa, come italiana all’estero, come rispondi a chi si domanda “come” puoi aiutare il nostro Paese stando fuori?

Diffondendo la cultura italiana e l’amore per il made in Italy e per la produzione di qualità; parlare di altri modelli, soprattutto di comunicazione: il peggior male dell’Italia sono oggi la televisione e a stampa italiana. La mercificazione della sofferenza, la manipolazione delle informazioni, la continua ricerca di un colpevole esterno a difesa di certa politica qualunquista, rendono la situazione italiana ancora più difficile da risolvere. I nostri politici dovrebbero cominciare a cercare vere soluzioni sistemiche piuttosto che altri responsabili. Soprattutto dovrebbero cominciare a valorizzare l’Europa e le nuove generazioni come si fa in Germania.  Non capisco poi come possa da un lato crescere in Italia il fronte anti-Europeo se poi sempre piú Italiani lasciano il Paese per altre Nazioni Europee.

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