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Ecco come il caso Fcc e Netflix incide sulla Net neutrality

Il viziaccio dei lobbisti italiani è quello di guardare l’America come modello quando è utile a sostanziare le proprie tesi, salvo ritrattare tutto quando i venti atlantici soffiano con troppa veemenza, e allora ti sorprendono per la facilità con cui vengono a ricordarci che invece siamo in Europa e che perciò le tesi di una corte statunitense da noi sono prive di pregio.

Sia così della notizia secondo cui la neutralità della Rete è finita perché una corte statunitense ha bocciato le determinazioni della loro Autorità federale di regolazione che su questo argomento ha superato i propri poteri andando a normare un settore, quello di Internet, che non è incluso nelle loro prerogative.

COSA E’ SUCCESSO IN AMERICA

In America c’è dunque un’autorità che ha inteso escludere la possibilità per un operatore telefonico di discriminare il traffico di contenuti e servizi sulla propria rete. La discriminazione, che può essere tariffaria, qualitativa o di pagamento, negherebbe di fatto il principio della neutralità della Rete secondo cui i pacchetti di dati devono essere trattati tutti indistintamente allo stesso modo. Una Corte americana, adita del caso, non ha cancellato questo principio in sé ma ha eccepito che non è la FCC (Federal communication commission) a doversene occupare, perché l’autorità di regolazione americana non ha il potere di imporre questo principio.

Tutto quello che ne discende da questo caso è pura speculazione e riguarda solo ed esclusivamente l’America.

COSA ACCADE IN EUROPA

In Europa le cose sono leggermente diverse. Anzitutto non c’è una sola autorità di regolamentazione e non c’è un mercato unico delle TLC. La Commissione europea, inoltre, è già stata investita più volte della questione e con una serie di consultazioni pubbliche ha sostanzialmente superato la neutralità della rete, un principio ormai obsoleto e dannosissimo per l’evoluzione dell’infrastruttura di nuova generazione. Vediamo perché.

LA NEUTRALITA’ DELLA RETE IN EUROPA

Alcuni servizi specializzati come la telepresenza e la telemedicina necessitano di una qualità di banda specifica. Altri servizi sono bandivori per vocazione, assorbendo tutto lo spazio di connettività che trovano libero. Non c’è bisogno di rifarsi a Netflix quando c’è già Youtube a fare
la sua parte. Per gestire il carico sulle reti è già di per sé opportuna e necessaria una pratica che è ormai universalmente accettata ed è quella di fare un management delle risorse. Sarebbe altrimenti impossibile fornire accesso a tutti. Per questo motivo c’è, ed è evidente, un superamento del quadro complessivo in cui ci siamo calati finora con l’affidamento all’amministrazione delle risorse di rete all’operatore.

NEUTRALITA’ VS TRASPARENZA

In Europa il concetto di netneutrality ha assunto piano piano un peso minore ed al contempo ha avuto un maggior peso quello della trasparenza. In questo modo la scelta non sta più in mano all’operatore ma al cliente che decide di che tipo di connettività ha bisogno.

E’ un obbligo dell’operatore, infatti, quello di rendere perfettamente chiaro al cliente di accesso, quelli che sono i limiti del cosiddetto ”best effort” ossia quel tipo di connettività generica che si affida a un accesso a Internet con il massimo sforzo, appunto, delle risorse disponibili. E’ chiaro che in questo caso ci troviamo in un livello di servizio basico. Ed è proprio per questo che le pratiche di management del traffico si renderanno più opportune. Sarà dunque il cliente a decidere se preferisce bere il vino della casa, o un pregiatissimo Tignanello orientando le sue scelte sulla forma di connettività che più gli aggrada.

UNA PARTITA APERTA

C’è un ultimo aspetto che va chiarito per completare il quadro: l’opposizione che si è creata tra chi fa ingenti investimenti in infrastrutture di rete, ossia le Telecom, e chi invece sfrutta quelle
risorse per offrire servizi facendo miliardi senza contribuire allo sviluppo dell’infrastruttura, gli Over The Top.
In questo contesto non vogliamo inserirci perché crediamo nella mano invisibile capace di regolare il mercato da sola. Sarebbe dannosissimo a mio avviso, vietare a un operatore di accesso di stabilire diversi livelli di servizio, di qualità di esperienza e di prezzo. Sarebbe come vietare a una compagnia aerea di differenziare i prezzi delle tratte, di non far pagare maggiorazioni a chi imbarca 10 bagagli o di vietare tariffe diversificate per chi vuole viaggiare in prima classe. Perché di questo in soldoni si tratta. La partita è ancora aperta. Sarebbe interessante riuscire a concentrarci di più su questo filone logico, europeo, continentale. Non perché Internet non sia globale, ma perché non ammette soluzioni eteronome nate da conflitti in ordinamenti che non ci appartengono.

Dario Denni è promotore de L’Osservatorio della Rete seguilo su Twitter


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