Matteo Renzi è abituato a correre. Anche sulla legge elettorale la sua marcia a tappe forzate prevede la fine della pratica entro venerdì. C’è qualcosa però su cui il nuovo premier vuole guadagnare tempo: il mantenimento del doppio accordo con Angelino Alfano e Silvio Berlusconi. “Una doppia maggioranza che ora verrà messa alla prova dell’intelligenza machiavellica di Renzi”, spiega a Formiche.net Francesco D’Onofrio, professore emerito di Diritto pubblico e componente della commissione di esperti del governo Letta sulle riforme.
SEGRETARIO E PREMIER
“Quando era solo segretario politico del Pd, Renzi ha stabilito un accordo politico con il leader di Forza Italia che riguarda tutto, riforme elettorale e istituzionali ma non esclude il voto. Da presidente del Consiglio è molto complicato reggere con due maggioranze diverse perché il suo principale alleato di governo, il leader di Ncd, subordina la legge elettorale alla riforma istituzionale che riguarda il Senato”, spiega il giurista.
GLI INTERESSI CONVERGENTI DI FI E NCD
Ci sono due interessi contrastanti tra le due forze, chiarisce D’Onofrio: “Da una parte il Nuovo Centrodestra punta a stare almeno un anno e mezzo al governo per rafforzare la sua identità differente rispetto a FI. Dall’altra, il partito di Berlusconi sa che più il tempo passa, più potrebbe non essere in grado di mobilitare i suoi elettori”.
OBIETTIVO TEMPOREGGIARE
Temporeggiare è quindi ciò a cui sta puntando il segretario Pd, secondo D’Onofrio, almeno fino alle Europee. Per questo, nelle ultime ore, è in atto una ricerca affannosa di una soluzione che possa mettere d’accordo tutti e tre.
L’EMENDAMENTO D’ATTORRE
Come l’emendamento D’Attorre, presentato dal deputato democrat Alfredo D’Attorre, che limiterebbe alla sola Camera l’introduzione del nuovo sistema elettorale e permetterebbe di aggirare l’emendamento Lauricella. Quest’ultimo testo collega infatti l’entrata in vigore della legge elettorale alla definitiva abolizione del Senato, allontanando così le urne, ed è perciò inviso a Forza Italia.
“Non credo sia questa la soluzione, non troverebbe comunque il consenso di Berlusconi – anticipa il ‘saggio’ – ma ciò testimonia il tentativo di non rompere la convivenza della doppia intesa che ha un grande valore politico, oltre che tecnico”.
CE LA FARA’?
Ce la farà il premier a portare a casa la riforma entro venerdì e a conservare il doppio binario fino almeno al 25 maggio, data del voto per il parlamento di Bruxelles? Anche se il clima alla vigilia è caldissimo, le previsioni di D’Onofrio sono positive: “Assisteremo a un caso raro ma eccellente di botte piena e moglie ubriaca, e ciò non mi stupirebbe dal machiavellico segretario fiorentino”, conclude.