Non ci ha consultato ma ci ha ascoltato, è stato il commento di Susanna Camusso ai benefici fiscali per il lavoro dipendente annunciati da Matteo Renzi. Raffaele Bonnanni si è spinto oltre. A suo avviso, infatti, il presidente del Consiglio avrebbe addirittura saccheggiato le proposte del sindacato. Quindi, absit iniuria verbis, se ne deduce che dei riti barocchi della concertazione si può tranquillamente fare a meno: basta rilasciare qualche intervista, scambiarsi via mail qualche documento o leggere qualche intervista sui quotidiani.
Ma i leader delle due più grandi confederazioni hanno detto il vero o il falso? Nello splendido scritto pubblicato oggi su la Repubblica, Papa Francesco sostiene che la parola verità nella sua accezione greca indica ciò che si manifesta, ciò che si svela attraverso un’apparizione miracolosa e gratuita. Dal canto suo, Martin Heiddeger ha ricordato che il termine “alétheia” (verità) contiene “léthe” (nascondimento), ossia che il processo dell’assegnazione del vero presuppone il falso.
Solo che, se la verità è una, il campo del falso è piuttosto vasto e multiforme, come sottolinea la filosofa Franca D’Agostini in un magistrale volumetto (“Menzogna”, Bollati Boringhieri, 2012). In pratica, ciò significa che esistono molti modi di mentire: c’è la menzogna semplice (dire semplicemente il falso); c’è la metamenzogna (dire che non si è detto quel che si è detto); c’è la premenzogna (che prepara le condizioni affinché future menzogne siano ritenute vere). Ci sono poi le menzogne di semplificazione (versioni elusive dei fatti) e di vaghezza (che sfruttano abilmente l’imprecisione del linguaggio).
Il dibattito pubblico italiano ogni giorno offre innumerevoli esempi per ciascuna di queste procedure. Propongo un piccolo gioco ai lettori. Secondo loro, le citate affermazioni dei due leader confederali a quali di esse appartengono?