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Ecco come e perché è aumentato il commercio di armi nel mondo

L’annuale pubblicazione da parte dello Stochkolm International Peace Research Institute (SIPRI) dei dati relativi al commercio internazionale di armi rappresenta dal 1950, anno della prima uscita, un importante spunto di riflessione delle dinamiche strategiche mondiali.

L’Arms Transfers Database del SIPRI contiene informazioni su tutti i trasferimenti mondiali (vendite, donazioni o produzioni sotto licenza) dei principali sistemi d’arma a favore di Stati, Organizzazioni Internazionali e gruppi armati. L’ultima pubblicazione, edita il 17 marzo, esamina il commercio di armi nel quinquennio 2009-13, paragonandolo al quinquennio 2004-08 e suddividendo l’analisi tra paesi esportatori e paesi importatori. Il commercio internazionale di armi nel quinquennio 2009-13 è aumentato del 14% rispetto al periodo 2004-08. I cinque maggiori Paesi esportatori sono stati, nell’ordine, Stati Uniti, Russia, Germania, Cina e Francia: i cinque insieme rappresentano il 74% del volume mondiale di esportazioni, con USA e Russia che da soli servono il 56% del mercato.

Gli Stati Uniti forniscono più sistemi d’arma di chiunque altro Paese e hanno accresciuto di un ulteriore 11% la loro quota di esportazione. I principali destinatari delle armi americane sono i Paesi dell’Asia, che ricevono il 47% delle forniture americane, seguiti a ruota dai Paesi del Medio Oriente ed infine da quelli europei. Il principale prodotto di esportazione americano è rappresentato dagli aerei da combattimento, che hanno registrato un incremento del 61%, destinato a crescere ulteriormente quando tutte le forniture del costoso progetto F-35 arriveranno a compimento.

Il secondo Paese esportatore è la Russia, che nel quinquennio in esame ha accresciuto il proprio mercato del 28%: gran parte delle esportazioni russe sono dirette verso l’Asia, India e Cina in primis, e l’Africa, con l’Algeria principale acquirente. Negli anni 2009-13 la Russia è stato il principale esportatore di navi, rappresenta da sola il 27% di tutto il mercato, includendo l’indubbio successo della vendita all’India dell’unico sottomarino nucleare prodotto nel periodo di riferimento.

È importante evidenziare la posizione della Cina, quarto esportatore mondiale di armi, che ha avuto una crescita del 212% delle proprie esportazioni, diretta principalmente verso i Paesi sottosviluppati e in via di sviluppo dell’Asia e dell’Africa. Restano forti le posizioni europee con Germania e Francia, rispettivamente al terzo e al quinto posto della classifica, che però, nonostante la posizione, perdono quote importanti di mercato a favore di altri Paesi produttori.

Per quanto riguarda le importazioni, i cinque maggiori importatori di armi sono stati, nell’ordine, India, Cina, Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita: i cinque insieme rappresentano il 32% del totale delle importazioni mondiali. La metà delle importazioni sono dirette verso i Paesi dell’Asia e dell’Oceania, seguiti da Medio Oriente ed Europa.

Il SIPRI analizza, in maniera particolare, i flussi di armi diretti verso i Paesi in via di sviluppo di Africa e Asia. Nel quinquennio 2009-13 le importazioni di armi da parte di Paesi africani sono aumentate del 53%: i tre maggiori importatori sono stati Algeria (36% del totale), Marocco (22%) e Sudan (9%). È particolarmente interessante il dato dell’Uganda che ha mostrato un aumento di importazioni di armi del 1200%, principalmente dovuto all’aumento della presenza nel conflitto civile sud sudanese nel 2013. Per quanto riguarda in generale i Paesi dell’Africa sub-sahariana, il SIPRI mette in risalto la ricostituzione delle flotte marittime da parte di molti Paesi: i crescenti problemi e i mancati guadagni dovuti alla pirateria, al traffico di persone e alla pesca illegale, hanno reso necessario l’acquisizione di assetti marittimi da parte di Nigeria, Ghana, Kenya e Mozambico.

Per quanto riguarda l’Asia, il SIPRI si focalizza soprattutto su India e Pakistan – da decenni impegnati in una guerra per l’irrisolta questione del Kashmir –, che hanno registrato incrementi delle importazioni rispettivamente del 111% e del 119%.

Un cenno infine all’Europa che ha fatto registrare una diminuzione del 25% delle importazioni di armi, principalmente dovuto al fatto che la crisi economica ha spinto gli Europei all’acquisto di sistemi d’arma di seconda mano.



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