Tra poche settimane si terranno le elezioni europee. Si parla molto di Europa e soprattutto di Euro. In Italia sono ben note le posizioni critiche in particolare di Lega e M5S e anche negli altri Paesi, almeno stando ai sondaggi, questo sentimento pare essere abbastanza diffuso.
Abbiamo chiesto un’opinione ad Adriana Cerretelli, corrispondente da Bruxelles del Sole24Ore e grande conoscitrice della politica europea.
Pensa che alle imminenti elezioni europee il vento anti europeista soffierà forte?
Tutto lascerebbe credere di si. Secondo gli attuali sondaggi europei il nuovo Europarlamento, che si insedierà a Strasburgo ai primi di luglio, potrebbe contare da un quarto a un terzo di seggi euroscettici o anti-europei. Anche se quasi certamente i due maggiori partiti tradizionali, i popolari e i socialisti, saranno in grado di avere la maggioranza per governarlo, l’arrivo degli euroscettici in forze avrà una valenza politica che non potrà essere ignorata ne’ dai Governi Ue ne’ dall’Europarlamento. E questo non potrà non influenzare le future politiche europee.
L’Eurobarometro di dicembre indica che il 79% degli italiani non si sente ascoltato dall’UE e il 53% non si sente cittadino UE. Eppure nonostante ciò il 40% chiede una federazione di Stati.
È possibile il salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa sognati da Spinelli o, alle condizioni attuali, è solo un’illusione?
Il rapporto degli italiani con l’Europa è radicalmente cambiato negli ultimi anni e la crisi dell’Euro ha accentuato dubbi e frustrazioni. Da fideistico e entusiasta sia pure in modo del tutto acritico – l’Europa era considerata una sorta di seconda mamma – il rapporto si è incattivito, l’Europa per molti è diventata la matrigna, quella che invece di benessere e sicurezza, oggi distribuisce rigore, sacrifici, recessione e disoccupati. E questi sentimenti si sono diffusi un po’ dovunque nell’Unione, soprattutto a Sud. Detto questo ci sono sempre, e in più che rispettabile percentuale, anche i federalisti convinti. Il loro credo ha un futuro realistico? Niente si può mai escludere. Per diventare una moneta stabile e duratura, l’Euro ha bisogno di più integrazione economica, finanziaria e anche politica. Per arrivare a un’Unione politica però ci vuole in democrazia anche il consenso dei cittadini. Convincerli nell’attuale situazione appare però un’impresa quali impossibile. Domani chissà.
Ragionando in termini di comunicazione, l’UE non pare molto appealing. Il 75% degli italiani si sente poco informato sulle questioni europee. Cosa potrebbero fare le istituzioni UE per essere più vicine ai cittadini ed essere meno percepite come una grigia macchina burocratica?
La comunicazione non è il mestiere in cui l’Ue eccelle. Al contrario. Detto questo, non è facile neanche provarci quando si hanno tutti i Governi che ti remano contro, che prendono impegni e poi se li rimangiano, che quando prendono decisioni impopolari spiegano ai lo cittadini che è tutta colpa dell’Europa. Insomma l’Europa è troppo spesso un comodo alibi o un capro espiatorio che subisce senza difendersi. Bruxelles di sicuro dovrebbe spiegare tutto quello di positivo che l’Ue ha fatto per migliorare la nostra vita quotidiana. Oggi non dobbiamo convivere con l’inflazione che erodeva il nostro reddito, possiamo girare da un paese all’altro con la sola carta di identità, possiamo studiare all’estero con il programma Erasmus, abbiamo un grande mercato senza frontiere dove capitali, beni e servizi circolano liberamente, abbiamo dimenticato le periodiche svalutazioni. E si potrebbe continuare. Certo l’Ue è anche burocrazia. Troppa. Ma siamo sicuri che quella italiana non sia anche peggio?
Adriana Cerretelli è editorialista da Bruxelles per il Sole24Ore.
Si occupa da anni da Bruxelles di politica internazionale, integrazione europea e globalizzazione, Euro e mercato unico, Nato e negoziati commerciali internazionali.
Ha ricevuto deversi premi per i suoi articoli e il titolo di Ufficiale della Repubblica per il contributo di informazione dato alla nascita dell’Euro.
Adriana Cerretelli è coautrice del libro “L’Europa contro se stessa”.