Skip to main content

Gli ukase di Bruxelles e la propaganda renziana

Come ci ricordava alcuni giorni or sono un caro amico esperto di questioni europee, il rapporto del 5 marzo della Commissione UE ha ribadito per l’Italia i seguenti punti:

1) nessuno sforamento del rapporto deficit/ pil del 3% sarà tollerato dalla UE senza prima avere fatto riforme pesanti, rapidissime ed ineludibili;

2) l’Italia ha un’economia troppo grande per farla fallire. Ciò produrrebbe scompensi anche alla Germania, Olanda, Benelux, Austria ecc.

In sintesi le riforme che ci chiedono insistentemente di fare sono:

1) riduzione della pubblica amministrazione centrale e locale ed adozione della già prevista mobilità a livello regionale e nazionale del personale. Pensiamo al troppo personale a sud nella Sanità ed al poco presente a nord nel segmento infermieristico (del resto, nel settore privato questa é la regola da sempre, vedi caso Fiat);

2) riforma dei procedimenti giudiziari civili per velocizzarli e potenziamento dei giudici onorari con ampliamento della loro funzione in supporto ai giudici ordinari;

3) ritorno ai salari differenziati fra nord e sud, aboliti con la contrattazione collettiva, in base al diverso costo della vita;

4)   contratti di lavoro a tempo indeterminato che consentano di non applicare il divieto di licenziare con la tutela reale del posto e la reintegrazione (abrogazione parziale dell’art. 18 della legge 300/1970);

5) privatizzazione delle banche, eliminando le fondazioni in cui i partiti mettono loro uomini (la cosa consentirebbe ai gruppi esteri di acquistare le banche italiane);

6) diminuzione significativa, in considerazione dei risparmi di spesa di cui sopra, della tassazione sul reddito.

Questa era la ricetta della BCE sin dal 2011, così come indicato nella lettera dell’agosto di quell’anno, avviso di sfratto al governo Berlusconi che collasserà nel Novembre, come ben analizzato nel recente pamphlet di Alan Friedman ( “Ammazziamo il Gattopardo”)

Se analizziamo la linea tenuta da UE, BCE e FMI, é sempre stata questa ed ancora adesso, non se ne discostano. Anche l’On Tajani, commissario italiano della UE, ribadisce l’esigenza di fare subito queste cose e, pare, che anche il presidente del consiglio Renzi sia d’accordo, per bocca del ministro Padoan (vedi intervista sua su “Il sole 24 ore” del 6 Marzo scorso).

Chi si attendeva chissà quali rivoluzioni avrebbe introdotto Renzi nella politica italiana verso l’Europa, dopo la sua recente sbiadita apparizione a Bruxelles non può che essere rimasto profondamente deluso.

Ciò che sin qui emerge è il solito tentativo di addebitare al predecessore, in questo caso il collega amico da lui silurato, Enrico Letta e al suo ministro del Tesoro Saccomani, la responsabilità di aver esposto dati di bilancio alterati, quanto alle proiezioni sul tasso di crescita del PIL per il 2014. Denuncia seccamente smentita dall’ex ministro Saccomanni che ha definito questi commenti “incomprensibili e immotivati”.

I prossimi giorni ci diranno se e come Matteo Renzi intende corrispondere ai sei punti dell’ukase comunitario e dal tipo di risposta avremo modo di valutare le concrete volontà di un esecutivo sin qui assai prodigo negli annunci e avarissimo nelle risposte politico istituzionali conseguenti.

Ettore Bonalberti

www.lademocraziacristiana.it

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter