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Il doppiopesismo di Repubblica sulla spending review di Cottarelli

Formidabili giornaloni. Per anni a invocare tagli alla spesa pubblica, e ora a lamentarsi della “scure sul ceto medio”. Questo il testuale giudizio in un titolo di prima pagina del quotidiano la Repubblica.

Onore al merito giornalistico. Da un lato analisi e commenti sferzanti su come e quanto si possa tagliare nella spesa pubblica. E ora si mette in guardia dalla scure alla spesa.

Ecco quello che scrive il cronista Roberto Petrini che fornisce un quadro di assieme al documento illustrato ieri in Parlamento dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che dal ministero dell’Economia si trasferirà alla presidenza del Consiglio.

I NUMERI

La cura Cottarelli, guardiano della «spending review», in procinto di trasferirsi a Palazzo Chigi, per suggerire le sue «ricette», si sintetizza così: 3,8 miliardi in tre anni da previdenza e assistenza, scrive Repubblica: “Un colpo per i redditi tra i 25 mila e 40 mila euro che dovranno stringere la cinghia, tra tagli delle indicizzazioni e interventi sul Welfare, e non saranno nemmeno ricompensati dal bonus- Irpef da 80 euro mensili che è destinato solo a chi guadagna meno dei fatidici 25 mila euro lordi annui”.

LA QUESTIONE PREVIDENZIALE

“Il primo colpo – scrive Petrini di Repubblica – è già stato parato da Renzi che ha smentito l’ipotesi del piano Cottarelli di un prelievo temporaneo sugli assegni previdenziali medi (intorno ai 1.500-2.000 euro lordi). Ieri il ministro del Lavoro Poletti ha assicurato di nuovo che non ci sarà nessun prelievo sopra i 2.500 euro. Ma sgombrato il campo da questa misura le slide della spending review tornano alla carica”.

I PRECEDENTI

“In prima linea c’è il blocco della indicizzazione all’inflazione delle pensioni: Monti, in piena emergenza, sterilizzò gli assegni oltre i 1.400 euro, il governo Letta reintrodusse, anche se in modo parziale, lo «scudo» del potere d’acquisto, fino a 3.000 euro lordi. Ora gli oltre 2 miliardi di risparmi previsti dal piano per il biennio 2015-2016 fanno pensare ad una nuova sterilizzazione degli assegni del ceto medio. Una retromarcia che i pensionati non gradiranno”.

GLI ALTRI PIANI

“L’altra partita di carattere sociale è quella che riguarda gli invalidi: dal morbo di Alzheimer ad altre terribili disabilità. Il piano prevede di recuperare 300 milioni in tre anni legando l’assegno di accompagnamento al reddito. La proposta è quella di cancellare l’indennità (del tutto o solo per i nuovi trattamenti) per chi ha redditi di 30 mila euro lordi oppure arriva a 45 mila sommando coniuge e figli. Un settore dove si deve camminare con i piedi di piombo: i servizi sono carenti e le badanti costano. E anche una famiglia del ceto medio può cadere nella disperazione di fronte alle spese per l’assistenza di un non-autosufficiente”.

GLI ABUSI

“Capitolo a parte è quello dei “furbi”: chi ruba il Welfare deve essere punito. Tant’è che ieri Poletti ha confermato che il governo punta alla «lotta agli abusi». Ma, come è avvenuto in passato, l’eventuale visita di verifica (per evitare disagi al malato) deve essere fatta con grande delicatezza. Dall’operazione: 300 milioni. La giustificazione sta in un grafico che spiega che invalidi, ciechi e sordomuti sono cresciuti più della popolazione. Una correlazione che dovrebbe tenere conto anche del prevalere di una diagnostica più accurata, del diffondersi di nuove malattie sociali e dell’aumento dell’età media”, conclude Repubblica.



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