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Perché il real estate italiano piace di nuovo agli stranieri

Fondi stranieri che comprano pezzi di Belpaese. Non è una novità. Anche quando riguarda il settore immobiliare. L’ultimo a lanciare un Opa è stato Oceano Immobiliare, del fondo Blackstone sul Fondo immobiliare chiuso Atlantic1, gestito da IDeA Fimit Sgr e che investe principalmente su immobili di tipo commerciale. L’operazione ha un valore complessivo (in caso di adesione totale) di 151,7 milioni di euro. Non elevatissimo, ma senz’altro segnaletico dell’interesse verso il mercato real estate italiano degli immobili commerciali. Ed è di ieri la notizia che lo stesso fondo Blackstone ha acquisito dalla Fap Investments della famiglia bresciana Ferrari e dalla Arcese Immobiliare 18 centri logistici nel centro e nel nord Italia.

LE ALTRE OPERAZIONI

Solo qualche giorno prima Consob aveva dato il nulla osta all’Opa di Gwm ed Eurocastle su Unicredito Immobiliare Uno. E il 13 febbraio era stata la francese Bnp Paribas Reim Sgr a firmare un accordo per la l’acquisto da Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ Spa (Igd) della Galleria del Centro Commerciale «Fonti del Corallo» di Livorno. Ancora, a fine 2013, i fondi Msref di Morgan Stanley avevano acquisito il Portafoglio Auchan per oltre 600 milioni. Con i riflettori accessi sull’Italia ci sono fondi speculativi Usa come Cerberus e Oak tree, e anche il fondo sovrano di Abu Dhabi sta indagando per cercare l’affare.

LA RIPRESA E’ VICINA?

Da qui a parlare di ripresa ce ne passa. E infatti le operazioni di cui sopra sono guidate da una logica di private equity: i patrimoni vengono acquistati per essere poi dismessi nel giro di qualche anno – la stessa Opa su Atlantic permette di liquidare le quote del fondo che scade tra tre anni, al 31 dicembre 2016. E inoltre, gli investimenti sono focalizzati su immobili commerciali e sul lusso nel centro di Roma e Milano. Poco, ma forse è la miccia per far scattare la nuova scintilla sull’immobiliare italiano.
Così la pensa almeno Cbre, una società specializzata che conduce ricerche periodiche sui mercati globali del real estate. Secondo Cbre nel 2013 in Italia le transazioni hanno toccato in valore circa 4,8 miliardi di euro, l’80% più del 2012 e un livello assimilabile a quello del 2008, l’anno dello scoppio della crisi. Gli investitori si sono riversati sul mercato domestico grazie al crollo dei prezzi, che li ha allontanati da Germania e Regno Unito dove ormai i rendimenti sono piuttosto bassi.

I NUMERI CHE CONFORTANO

In ogni caso, ulteriore conforto arriva dai numeri del quarto trimestre. I volumi di investimento nel settore commerciale ha toccato gli 1,8 miliardi di euro, mentre il residenziale è rimasto piatto. Il dato è contenuto in un report di Cbre secondo cui potrebbe essere arrivato il punto di svolta: il volume investito tra ottobre e dicembre è sensibilmente sopra rispetto allo stesso trimestre del 2012, ma anche del 2011 e del 2010. Resta però sotto del 22% rispetto agli anni pre-crisi, 2006 e 2007.
Ancora, il taglio medio per operazione nell’ultimo trimestre è cresciuto a 61 milioni dai 28 dello stesso periodo del 2012 e gli investitori stranieri hanno apportato il 71% del capitale; 1,3 miliardi. Sono stati soprattutto gli Usa, l’83% del capitale estero, a comprare Italia.
È presto, insomma, per fare il funerale al real estate italiano.


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