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Indipendenza veneta, una provocazione da non sottovalutare

Si è svolta in Piazza dei Signori a Treviso la cerimonia di chiusura del referendum promosso dal sito: www.Plebiscito.eu di Gianluca Busato.
Sono stati 2 milioni 360mila 235 voti, pari al 73% del corpo elettorale regionale i voti espressi. I sì sono stati 2 milioni 102mila 969, pari all’89%, i no 257.276 (10,9%).

Almeno questi sono i dati comunicati dagli organizzatori.

Come promesso, Gianluca Busatto ha proceduto a  proclamare di fronte a qualche migliaio di persone “l’indipendenza del Veneto”., con queste parole:

quando la testimonianza della storia viene convocata dal tribunale del presente come retaggio e forte voce di libertà e modello di serenità e giustizia. Quando un popolo invoca il diritto di autodeterminazione come diritto naturale e fondamentale dell’individuo e che da questi si estende alla famiglia, alla comunità e alla nazione….

La consultazione referendaria e la proclamazione di ieri sera, Costituzione alla mano, non hanno, ovviamente, alcun valore formale, men che meno istituzionale. L’art. 5 della Carta sancisce che “ la Repubblica italiana è una e indivisibile”.

Una proposta di referendum per il Veneto indipendente esiste, tuttavia, anche in Consiglio regionale Veneto, ferma in prima commissione, dopo che già un comitato di giuristi aveva spiegato che la “via legale” alla separazione dall’Italia non esiste. I leghisti in consiglio stanno sollecitandone la più rapida approvazione che, la consultazione on line appena conclusa, ovviamente, concorre a velocizzare.

Sebbene ci si trovi di fronte a un’evidente provocazione, abilmente sfruttata dagli improvvisati nuovi leader secessionisti, sarebbe assai grave non coglierne tutta la portata politica. Al di là della veridicità reale delle cifre annunciate, trattasi di una dimostrazione di malessere che sembra riprendere, in maniera assai più ampia e  generalizzata, la vecchia partita avviata agli inizi degli anni’80 da Franco Rocchetta, presente in Piazza dei Signori a Treviso e Achille Tramarin, fondatori della primigenia Liga Veneta.

Come “libera manifestazione del pensiero” nulla da eccepire, guai se, però, ne  sottovalutassimo il suo significato e le conseguenze politiche di tale pronunciamento.

Ogni anno, come ha ricordato il governatore Zaia, il Veneto consegna a Roma 21 miliardi di tasse che non rientrano e basta leggere il bell’articolo del prof. Ulderico Bernardi, espressione autorevole dell’idea autonomistica sturziana e popolare dei veneti, sul Gazzettino di ieri, per comprendere che il più grave errore sarebbe quello di mettere la testa sotto la sabbia e non dare risposte politiche e istituzionali alla rabbia dei veneti.

Alla vigilia delle elezioni europee solo una ripresa delle grandi culture politiche, tra cui quella popolare resta la più genuinamente legata all’idea di un’Europa diversa dall’attuale, ispirata ai valori comunitari propri dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi e Schuman, può offrire qualche risposta positiva alle attese che anche questo referendum virtuale esprime.

Ettore Bonalberti

www.lademocraziacristiana.it

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net



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