Cercasi disperatamente foglio excel. Sì, dov’è finito quella tabellina con le misure già studiate e meditate, con tanto di importi su coperture finanziarie ed effetti economici, che Matteo Renzi aveva sbandierato alle Invasioni Barbariche da Daria Bignardi? Eppure in quei giorni, quando ancora il segretario del Pd non aveva confessato apertamente di voler rottamare Enrico Letta da Palazzo Chigi, il gongolante leader Pd reduce dalle vittoriose primarie si beava del fatto che il programma del governo era bell’e pronto.
Ora si scopre che quel foglio excel è ancora bianco. Anzi, no. C’è una cifra: 10 miliardi. Il valore del taglio del cosiddetto cuneo fiscale. Peccato che manchi la decisione essenziale: che cosa ridurre? Si diminuiscono le imposte alle imprese o ai lavoratori? Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ieri al Sole 24 Ore ha detto: meglio puntare su una delle due strade. Oggi, allo stesso quotidiano di Confindustria, il leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano, ministro dell’Interno, dice: meglio imboccare le due strade, quindi un taglietto a favore delle imprese e un taglietto per alleviare le buste paga dei lavoratori.
Tutto chiaro? No. Anche perché due valenti tecnici/politici come i sottosegretari all’Economia, Enrico Morando ed Enrico Zanetti hanno oggi esternato in direzione opposta. Il pd Morando, parlando con la Stampa, ha indicato una preferenza per una limatura dell’Irap. Mentre il montiano Zanetti, in una intervista al Messaggero, ha spiegato che l’impatto più positivo si avrebbe incidendo sui contributi previdenziali a carico dei dipendenti.
Si potrebbe maramaldeggiare su queste esternazioni cacofoniche. In verità questo dibattito mediatico deve indurre a una riflessione: gli slogan, il facilismo mediatico sui fogli excel, gli annunci che si può fare tutto e subito, il far intendere che basta cambiare inquilino a Palazzo Chigi affinché possa splendere il sol dell’avvenire sulla Nazionale creano solo pericolose illusioni.