Le dichiarazioni di Condoleeza Rice sul Washington Post e quelle di Dick Cheney su tutti i media statunitensi hanno aperto la campagna elettorale repubblicana per il post-Obama. Il richiamo all’hard power di matrice Bush nei confronti di Putin e della Russia svela le contraddizioni e l’inadeguatezza strategica che Kissinger riserva agli attuali leader occidentali nella sua proposta di negoziazione tra Usa, Ue e Russia sul futuro dell’Ucraina. Parlare senza comprendersi non giova ad alcuno in queste dinamiche sottili e invisibili che separano il confronto e le provocazioni vere e proprie, ad un passo dal conflitto diplomatico e militare che farebbe solo un favore a Russia e Cina.
La politica e i decisori pubblici non riescono a far convergere interessi strategici con le proiezioni personali, istanze globali con competitività commerciale.
Non bisogna sorprendersi più di tanto se i conflitti più grandi della Storia abbiano avuto come principali attori gli europei. A chi giova nell’Unione europea mettere in discussione un assetto geopolitico morbido ed elastico, interdipendente e osmotico con la Russia?
Sicuramente la visione lanciata alla Conferenza di Monaco da John Kerry e Chuck Hagel strideva con i progetti di contenimento strategico della Germania sull’Europa orientale. Dopo aver “strozzato” l’Europa mediterranea e condizionato l’integrazione dei Balcani nell’Unione, i progetti bilaterali di Berlino con la Russia rappresentava una negoziazione forzata dello Spazio vitale euroasiatico. Nessuno avrebbe permesso però una strategia geopolitica europeista monocorde della Germania. Il Regno Unito e la Francia, la stessa Polonia, non possono permettere a Berlino una simile autonomia.
Il problema essenziale è strategico: la Germania da un lato pone condizioni al Ttip e “stritola” le stagnanti economie europee e dall’altro voleva creare le condizioni per il rilancio della propria industria agroalimentare in Ucraina di concerto con la Russia. Non si spiegherebbe altrimenti la rottura dell’accordo con Yanukovich e Klitschko a febbraio, prima dell’escalation. La risposta economica debole sia dell’Unione sia dei Paesi singoli denota la mancanza di una strategia condivisa.
Gli Usa, dal canto loro, da soli non vorrebbero garantire economicamente l’Ucraina poiché sanno che le risorse andrebbero direttamente a Mosca. Un bel problema per tutti. Chi paga il fallimento delle leadership?