Nelle fasi politiche “normali” le maggioranze nascono dalle urne, per mano e volontà del corpo elettorale e si strutturano in Parlamento. Nell’Italia dell’Italicum no!
Nell’Italia dell’Italicum le maggioranze nascono fuori dal Parlamento grazie all’accordo politico tra capi partito, determinano un cambio di governo e quindi si rivelano in Parlamento all’ombra, talvolta, del voto segreto.
Tutto un paradosso! Tutto alla rovescia! Eppure tutto vero.
Ieri, lo si voglia o no, nell’iter di approvazione della nuova legge elettorale tra gli scranni di Montecitorio, votazione dopo votazione, si è andata «rivelandosi» una nuova maggioranza: quella pensata, progettata nelle sale del Nazzareno (o poco oltre) e che, con 365 voti a sostegno dell’Italicum, si è concretata anche nei numeri.
Tutto legittimo, sia chiaro. Ma anche, tutto singolare.
Se la nuova legge elettorale funzionerà, se consentirà la governabilità, se riuscirà finalmente a semplificare il quadro politico, si vedrà. Certo è, che un risultato lo ha già comunque conseguito: Berlusconi è tornato, da protagonista, al Governo del Paese pur restando – formalmente – all’opposizione.
L’esatto contrario di ciò che l’Italicum doveva significare: ovvero il superamento delle larghe intese. E la conferma del bipolarismo.
Frutti di stagione, si dirà. Cento, di una stagione politica contraddittoria, contorta, travagliata, irriverente (come Renzi) con l’ideologie e riluttante (come Berlusconi) agli steccati “flosci” di destra e sinistra.
Cambiare verso, si deve! Oggi, con l’esplosione del tappo delle ipocrisie e la coesione sulle cose, forse – addirittura – di può!