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La parità di genere vista da una deputata del Pd

Fallita la protesta in bianco delle deputate che lottano per la parità di genere. In Aula alla Camera, è andata in scena la bocciatura di tutti gli emendamenti a garanzia delle “quote rose”, nonostante l’alleanza trasversale delle parlamentari di diversi colori politici. Il voto segreto ha affossato ogni loro speranza, almeno, in questo ramo del Parlamento.

In prima fila in questa “battaglia”, non solo in queste ore, ma da sempre, la deputata napoletana del PD, Valeria Valente, coordinatrice delle donne democratiche della Campania e Presidente del Comitato Pari opportunità della Camera.

Valente, lei è stata tra le 90 firmatarie della lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e ai leader dei partiti politici per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione al dettato costituzionale. Cosa pensa di quanto è successo ieri alla Camera?

Credo che la bocciatura di tutti e tre gli emendamenti trasversali, compreso quello che tentava una mediazione attraverso una misura antidiscriminatoria e non paritaria, prevedendo tra percentuali dei capilista un rapporto 60/40 e non 50/50, costituisca una sconfitta grave per il Paese e una pagina molto triste per la politica italiana. Si è persa un’occasione importante per innalzare il grado di civiltà e di democrazia paritaria nel nostro Paese a livelli finalmente europei. Ma noi non ci fermiamo, dopo l’approvazione alla Camera il testo approderà in Senato e lì ricomincerà la battaglia. Non è ancora finita, insomma.

Francesco Nicodemo, uomo di punta di Renzi, proprio su questa testata, ha commentato le polemiche sui mancati incarichi di governo ad esponenti del Pd campano, liquidando così la questione: “La territorialità non è un criterio prevalente”. E’ d’accordo?

Nicodemo pone un problema che esiste e cioè quello della necessità di un ricambio generazionale nel Partito Democratico a tutti i livelli. E ha ragione anche quando dice che i problemi del Mezzogiorno non si risolvono solo affidando questo o quel dicastero a una persona che viene dal Sud. E’ chiaro che la questione meridionale necessita di risposte strategiche, ivi compresa una nuova riflessione sul federalismo che, come denunciato più volte dalla Svimez, favorisce sempre e soltanto in misura maggiore il Centro Nord. Ma è altrettanto chiaro che se nel nuovo Esecutivo ci fosse stato un maggior numero di esponenti del Sud Italia sarebbe stato meglio. Ma questo al di fuori delle vecchie e ormai superate logiche delle correnti. Voglio dire: tra le tante energie e professionalità esistenti al Sud non ce n’era proprio nessuna in grado di far parte del Governo?

Tagli ai costi della politica, non solo a livello nazionale ma partendo dagli enti territoriali. Le “spese” del precedente Consiglio regionale sono sotto la lente d’ingrandimento della magistratura ordinaria ed amministrativa. Che idea si è fatta?

E’ evidente che un problema di scarsa sobrietà, etica e trasparenza in merito alla spesa dei soldi pubblici esiste, così come è evidente che si tratta di un malcostume diffuso. Questo è innegabile. E però credo che di fronte a tutto questo debba essere la politica, non la magistratura, a fare il primo passo. In tal caso, innanzitutto rivedendo il Titolo V e tutta la materia dell’amministrazione dei fondi affidati alle Regioni.

La Segretaria regionale del PD campano, Assunta Tartaglione, è stata eletta, senza il suo sostegno. Crede che in Campania si possa fare un governo unitario del partito?

Se dovessi rispondere in base a quanto visto nelle prime settimane di vita della nuova segreteria regionale dovrei rispondere proprio di no. In questi giorni, infatti, abbiamo visto principalmente una maggioranza litigiosa, così impegnata a litigare su caselle e poltrone da dimenticare le priorità e le urgenze drammatiche della Campania. Ma la speranza, si sa, è l’ultima a morire. E perciò, se nonostante l’avvio poco edificante dovesse emergere la volontà di cambiare passo e di raggiungere con la minoranza un



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